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Una roadmap mostra come la maggior parte delle Nazioni abbia i mezzi e le risorse per diventare completamente rinnovabile e autonoma nella produzione energetica entro poche decine di anni.
Quanto tempo occorre attendere prima di poter affermare che tutta l’energia consumata sul nostro Pianeta sia prodotta tramite fonti rinnovabili? Forse, meno di quanto si potrebbe pensare.
Lo studio “100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight All-Sector Energy Roadmaps for 139 Countries of the World” mostra la possibilità per 139 Paesi di passare totalmente all’energia rinnovabile entro il 2050.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Joule e condotto da Mark Z. Jacobson, insieme ad altri 27 ricercatori delle Università di Stanford, Berkeley, Berlino e Aarhus. Il documento fa seguito a quello, molto discusso, pubblicato da Jacobson nel 2015, all’interno del quale si delineava questo tipo di futuro per gli Stati Uniti: produzione ed utilizzo di energia 100% rinnovabile entro il 2050.
La roadmap messa a punto per i 139 Paesi segnalati, compresa l’Italia, prende in considerazione le previsioni di domanda energetica per il 2050 e le caratteristiche attuali della produzione energetica, nonché le tecnologie attualmente esistenti e sfruttate. Per raggiungere questo importante traguardo, secondo i ricercatori, possiamo sfruttare in larga parte le tecnologie già in uso, introducendo soltanto in minima parte sistemi di produzione innovativi. Lo studio pone anche un obiettivo intermedio: l’80% di energia rinnovabile entro il 2030.
La transizione, sottolinea lo studio, implicherebbe la perdita complessiva di 27.7 milioni di posti di lavoro nel settore delle energie tradizionali e la creazione di 52 milioni di nuovi posti nel settore delle rinnovabili, per un bilancio complessivamente in attivo. I benefici sarebbero notevoli anche per la salute dell’ambiente e dell’uomo: un tema cruciale per l’Italia, che detiene il triste primato europeo di morti per inquinamento dell’aria. Secondo lo studio, nel mondo si eliminerebbero fino a 4.6 morti premature l’anno grazie alla transizione verso energie prive di emissioni inquinanti.
Ancora più importante, la roadmap mostra come questa evoluzione del comparto energetico possa aiutare a raggiungere gli obiettivi della COP21, mantenendo l’innalzamento delle temperature entro 1.5 gradi (ricordiamo che 2 gradi sono stati evidenziati come punto di non ritorno per quanto riguarda i danni ambientali).
Il fatto più positivo emerso dalla ricerca, ha commentato lo stesso Jacobson, è che “ogni Paese che abbiamo analizzato ha sufficienti risorse per produrre la propria energia in autonomia, ad eccezione di un paio di piccoli Paesi che avrebbero necessità di importarla dai propri vicini o utilizzare grandi impianti offshore, a causa dell’alto rapporto tra densità di popolazione e territorio disponibile”.
Abbiamo la mappa, abbiamo i mezzi, non resta che metterci in cammino.
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