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Produrre latte senza mucche? A primo impatto l’idea può sembrare bizzarra, ma il progetto svedese della compagnia Oatly ha un disegno ben preciso: aiutare gli agricoltori a produrre latte utilizzando l’avena.
L'allevamento di bestiame e la produzione di latte è un’attività che ha un peso specifico piuttosto rilevante sul nostro ecosistema.
Si stima, infatti, che il consumo di carne e l’allevamento del bestiame siano responsabili di circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra, con tutte le aggravanti del caso. Oltre alle emissioni di carbonio legate alla deforestazione per pascoli e colture da allevamento, il bestiame è anche responsabile dell’emissione di metano e azoto nitroso, due dei gas più impattanti sulla nostra salute.
Quali sono le soluzioni per ovviare a tutto questo e ridurre l’impatto ambientale della produzione di latte? La proposta arriva dalla contea di Örebro, nella Svezia centrale.
Il ventisettenne Adam Arnesson non ha nulla a che vedere con i produttori di latte che siamo abituati a conoscere. Nella sua fattoria, infatti, a proliferare non è il bestiame, ma i campi di avena.
Fino a qualche tempo fa, le riserve di avena servivano per alimentare gli animali produttori di latte, come ovini e bovini. Oggi, con il sostegno della compagnia di bevande svedesi Oatly, il giovane Adam Arnesson ha iniziato a produrre latte utilizzando l’avena come materia prima.
Nonostante la maggior parte del reddito della famiglia Arnesson provenga ancora dal bestiame, i propositi di cambiamento sono rigidissimi. “La cosa naturale per noi sarebbe aumentare i nostri numeri di bestiame – ha dichiarato Adam in un’intervista - ma non voglio una fabbrica. Il numero degli animali deve essere ragionevole moralmente, tanto che conosco ognuno di loro”.
I propositi di Arnesson sono alimentati e sostenuti da Oatly, che sta conducendo una forte battaglia sulla questione relativa all’impatto ambientale del bestiame. I continui attacchi al settore lattiero-caseario e le denunce contro le emissioni climatiche hanno esposto Oatly a molte polemiche, culminate con un’azione legale da parte di un gruppo produttore di latte svedese.
Molti degli esponenti del settore lattiero-caseario sono convinti che Oatly, più che aiutare i contadini, voglia quasi demonizzarli.
"Ho avuto molte discussioni sui social media con altri agricoltori, perché ho pensato che quello che stava facendo Oatly potesse offrire migliori opportunità al nostro settore", ha dichiarato Adam Arnesson che, alla fine del 2016, ha ottenuto una sua produzione limitata di latte di avena con marchio Oatly, con tanto di campagna video nazionale.
"Molti agricoltori hanno avuto una cattiva impressione di noi e forse ci hanno odiati"- ha dichiarato Cecilia Sjöholm, responsabile comunicazione di Oatly - "Ma in realtà siamo assolutamente pro contadini". Petersson ha aggiunto: "Vogliamo essere una società catalizzatrice. Possiamo aiutare gli agricoltori ad allontanarsi dagli animali per avvicinarsi alla produzione vegetale".
Nell’immediato futuro, Oatly prevede la collaborazione di altri tre agricoltori, continuando la sua campagna per dimostrare i vantaggi ambientali dell’abbandono dell’allevamento di bestiame da latte.
Secondo Arnesson, gli allevatori di bestiame hanno bisogno di un sostegno istituzionale per aderire a questa grande “rivoluzione”.
"La trasformazione – ha detto Arnesson - non sarà valida per tutti, ad esempio non per i coltivatori che hanno costruito una grande azienda agricola. Dobbiamo cominciare a parlare di agricoltura in modo diverso, informando sulle opportunità e non solo sui problemi”.
"Un latte a base di avena: è questa la proposta svedese per eliminare le emissioni di gas serra provocate dall'allevamento di bestiame da latte. La storia di Adam e dell'azienda Oatly nel nostro articolo di oggi".
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