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Il World Economic Forum ha identificato nella “crisi dell'acqua” uno dei maggiori rischi a livello globale. Papa Francesco ha espresso preoccupazione sul tema, mentre la conferenza “Le mani sull'acqua”, tenutasi a Bologna lo scorso 31 marzo, ha approfondito il legame fra i conflitti per la gestione della risorsa e il fenomeno delle migrazioni ambientali.
“Mi chiedo se in questa guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo, non stiamo in cammino verso una guerra mondiale per l’acqua”. Le parole di Papa Francesco, intervenuto lo scorso 24 febbraio al seminario sul diritto umano all'acqua organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze alla Casina Pio IV fanno il paio con il successivo appello a “tutelare l’acqua come bene di tutti”, lanciato dallo stesso Pontefice in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua del 22 marzo scorso.
La doppia arringa papale sull'argomento non è un caso, ma un intervento puntuale, dettato da una scottante contingenza nello scenario internazionale attuale. L’acqua, principale fonte di vita dell’umanità, per la sua rarità e il suo conseguente valore si è infatti convertita in una risorsa strategica al centro di interessi geopolitici. Il controllo dei bacini idrografici è oggi causa di 343 conflitti armati nel mondo, soprattutto in Medio Oriente, in Africa, nel Sud-Est asiatico e, in generale, nelle zone già colpite da tensioni politiche fra Paesi.
In questo contesto globale di riferimento, lo scorso 31 marzo si è svolta a Bologna la conferenza “Le mani sull’acqua: migrazioni ambientali e conflitti per il controllo dell’acqua”, organizzata dal Gruppo di volontariato civile (GVC) per approfondire l'impatto che la disponibilità, l’accessibilità e il controllo delle risorse idriche hanno sul fenomeno delle migrazioni.
"Senza acqua non si puo' vivere. Abbiamo un debito, per ragioni storiche, verso le popolazioni che soffrono della mancanza di questo bene prezioso. L'esempio del Burundi e' esemplare: un paese ricco di acqua i cui abitanti, a causa dei conflitti, ne soffrono la mancanza" ha affermato mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.
Il presidente GVC Dina Taddia ha sottolineato, d'altra parte, come le istituzioni siano “responsabili per la creazione di una rete idrica funzionante e sostenibile, ma noi, come cittadini, abbiamo la responsabilità di compiere scelte etiche come consumatori”.
Intanto, nel mondo, l'oro blu diventa un pretesto per la guerra, oltre che un bersaglio e un arma per accaparrarsi territori e risorse: secondo dati ufficiali dell'Onu, milioni di persone consumano acqua contaminata e mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie ad essa collegate.
Secondo alcuni dati dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE), nel 2050 circa 4 miliardi di persone potrebbero vivere in zone dove l'acqua è scarsa o inaccessibile, andando inevitabilmente ad accrescere le già nutrite fila dei migranti ambientali: ecco perché il World Economic Forum ha identificato la "crisi dell'acqua" tra i maggiori rischi a livello globale. Un rischio su cui è giunto il momento di accendere i riflettori per attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale.
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