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L’anello ciclo-pedonale che abbraccerà Roma vive un momento di incertezza. Diviso tra il disegno iniziale e la nuova progettazione del Comune, sta generando incomprensioni anziché unire chi si occupa di mobilità sostenibile.
GRAB, il raccordo anulare ciclo-pedonale di ben 45 km che circonderà Roma passando attraverso la media periferia della capitale, rischia di essere molto diverso rispetto alla versione ideata dai suoi promotori e subito avallata dall’Amministrazione di Roma Capitale.
Lo stesso Comune infatti sembra aver preparato una propria versione della pista che, nei fatti, differirà dall’originale, suscitando gli interrogativi dei romani e non solo.
Abbiamo quindi chiesto il parere di due dei maggiori attori interessati agli sviluppi del programma per cercare di fare chiarezza.
Per Rete Grab il problema esiste perché i due progetti sono “differenti dal punto di vista sostanziale e non si tratta di dettagli. Parliamo di due cose rimaste uguali solo nella forma ma cambiate nella sostanza”.
Legambiente, Velolove, Touring Club Italiano, molte altre realtà associative ed anche singole persone hanno speso tempo ed energie su un progetto “se non unico, raro: una progettazione dal basso di cui si parla bene in tutto il mondo”.
Indipendentemente dal progetto che si sceglierà di sviluppare, è opportuno ricordare che entrambi si trovano ancora in una fase di studio di fattibilità e che i componenti della rete, in qualità di promotori “rivendicano il diritto di poter continuare a seguirne il percorso per garantirne la qualità. Non per avanzare richieste economiche ma per rispetto nei confronti di chi si è impegnato per realizzare il progetto per come è stato pensato. Per fare in modo che chi ci ha lavorato possa continuare ad esserne protagonista”.
Alcune associazioni hanno giudicato fin da subito il GRAB come un’operazione pubblicitaria ad uso e consumo di Roma Capitale e di alcuni potenziali finanziatori esterni. Viene sottolineata soprattutto la necessità di opere più impellenti, come il Piano Quadro della Ciclabilità, fermo dal 2012. Rete Grab però respinge le accuse evidenziando che si tratta di due cose completamente diverse: “appena abbiamo presentato GRAB, abbiamo subito messo in chiaro che non si tratta di una semplice pista ciclabile e il 70% dei romani la considera un’opera urgente”. GRAB spingerà persone che non sono mai andate in bici a montare in sella per la prima volta: è questo il suo valore aggiunto. Prima ancora che un’opera di mobilità sostenibile è “un intervento multidimensionale sulla città, un volano per la messa in sicurezza di alcuni tratti stradali e di quartieri periferici. Un’opera di redistribuzione dello spazio urbano”. La sensazione, per la Rete, è che GRAB si farà e non potrà essere altro che un’opera di qualità. Solo così si finalizzerà la grande mole di lavoro volontario che è stato soprattutto un atto d’amore verso Roma.
Ben diversa la posizione di Roberto Pallottini, portavoce del Coordinamento Roma Ciclabile nel quale confluiscono, oltre al WWF, più di 30 associazioni impegnate nella mobilità sostenibile. Pallottini parla subito di uno dei problemi principali dell’operazione: “c’è molta opacità nelle decisioni che vengono prese. Un fatto culturalmente negativo, indipendentemente dal caso specifico. Quando si lavora in maniera non trasparente, aumenta la confusione”.
Sembrerebbe che il Comune abbia deciso di cambiare mentalità, semplificando gli aspetti tecnici di un progetto di alto livello per realizzare un tradizionale percorso ciclabile. L’idea che vorrebbe GRAB come volano di rigenerazione urbana, non convince Pallottini e i suoi rappresentati.
“Il processo di rigenerazione urbana deve esserci non perché il percorso passerà attraverso zone problematiche ma perché le risorse sociali, urbane ed immobiliari di quei luoghi vengono migliorate prima”. Solo successivamente si potrà pensare a farle attraversare dal GRAB che deve essere un effetto e non la causa di quel processo di innovazione.
Il comune sembra aver preso atto di questo ma la progettualità non è chiara, anche perché il budget previsto rimane invariato nonostante il nuovo progetto sembri improntato al risparmio.
Altra problematica è la fruibilità dello stesso anello ciclabile. Mancano infatti i collegamenti per connetterlo al centro città. Concepito così, si presenta slegato dal contesto urbano, e non appare pensato per i cittadini.
“Abbiamo proposto di realizzarlo come una specie di ragnatela in modo che fosse collegato con il centro di Roma. Senza adduttrici non servirebbe a nessuno se non come attrazione turistica”.
Purtroppo anche in questo caso ci sono stati problemi di scarsa comunicazione. Problemi che affliggono il progetto fin dall’inizio e che, secondo Pallottini, sono alla base dei dissapori che gravano sul GRAB.
“Rappresentiamo quattro quinti di tutte le associazioni romane che si occupano di mobilità a due ruote e a tre giorni della presentazione non sapevamo nulla. È un problema sostanziale: c’è stata una partecipazione pari a zero. Abbiamo prima di tutto bisogno di una città vivibile e per questo servono condivisione e partecipazione”.
Un colpo pesante al lavoro fatto negli anni per sensibilizzare l’amministrazione riguardo la mobilità sostenibile. “Così facendo si demolisce questo metodo e le sue prospettive complessive”.
Secondo il Coordinamento Roma Ciclabile, Il Piano Quadro della Ciclabilità avrebbe dovuto essere prioritario ma nei conti di Roma Capitale sono stati stanziati 12 milioni di euro per GRAB mentre solo 300.000€ per la mobilità urbana. Due budget decisamente sbilanciati.
Ovviamente Pallottini non si augura certo il fallimento del progetto e, anzi, è sicuro che verrà portato a termine con lavori intelligenti che terranno presente di tutte le proposte.
In attesa che nei prossimi giorni vengano sbloccati i fondi per GRAB e altre tre opere ciclopedonali, continua ad esserci molta confusione e le diverse associazioni, così come i cittadini, monitorano la situazione in attesa che si conoscano i dettagli e il progetto prenda definitivamente vita.
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