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Una recente analisi, realizzata da Utilitalia e Bain, delinea le caratteristiche, i costi e le differenze territoriali nel sistema italiano di raccolta differenziata multimateriale dei rifiuti da imballaggio.
“Non c’è un unico modo di fare le cose, ci sono delle variabili che cambiano in base alle caratteristiche del territorio, della popolazione, della stagionalità”. La dichiarazione del vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, è una sorta di fotografia dell'Italia in tema di raccolta differenziata. Metropoli come Roma, o Milano, paesi medio-piccoli o isole, fino ad arrivare a casi tanto peculiari -come ad esempio Venezia- da risultare quasi unici nel loro genere, necessitano di soluzioni versatili e adattabili.
Tra i tentativi di delineare connotati e costi di un sistema tanto eterogeneo sul territorio nazionale, è storia recente lo studio “Analisi Costi Raccolta Differenziata Multimateriale”, promosso dalla stessa Utilitalia e realizzato dalla società di consulenza Bain su un campione rappresentativo pari al 24% della popolazione italiana. Il lavoro, presentato a Roma lo scorso 16 febbraio, si concentra sui costi sostenuti dalle imprese, sulla base delle diverse combinazioni (composizione e modelli dei sistemi in uso) e modalità di raccolta (stradale e/o domiciliare).
Particolare attenzione è stata dedicata alla raccolta differenziata multimateriale dei rifiuti da imballaggio. Carta, plastica, metalli, vetro: spesso la raccolta di queste tipologie di scarti viene gestita in modo congiunto, a partire dalla “condivisione” di due o più fra essi di uno stesso cassonetto dedicato.
Ma come si situa questo modello gestionale all'interno del panorama italiano? E a quale prezzo? Innanzitutto, i modelli di raccolta sono principalmente cinque, divisi in leggero (plastica-metalli e carta-plastica-metalli) e pesante (vetro-metalli, vetro-plastica-metalli, carta-vetro-plastica-metalli). Tra le combinazioni più diffuse si contano plastica-metalli (42%), vetro-plastica-metalli (25%), vetro-metalli (23%), su un totale di imprese che utilizzano almeno una modalità di raccolta multimateriale pari a ben il 94%.
A dispetto della graduale diffusione sul territorio italiano di sistemi di raccolta monomateriale (il vetro, in questo campo, docet), i sistemi multimateriale non smettono dunque di essere una realtà estremamente rilevante, con un quantitativo di raccolta stimato su base annua in circa 1,9 milioni di tonnellate, corrispondente al 30% del totale dei rifiuti urbani differenziati. In linea con i trend in atto a livello nazionale, inoltre, anche per il multimateriale la raccolta porta a porta costituisce il sistema prevalente (51%), con una netta predominanza nel multimateriale leggero.
Guardando al portafoglio, a livello complessivo i costi di raccolta del multimateriale ammontano mediamente a 185 €/tonnellata, con una forbice di valori sensibilmente diversi tra i vari modelli a causa della differente composizione dei materiali raccolti. L'aggregazione di più frazioni in circuiti integrati di raccolta abilita una maggiore economicità gestionale rispetto ai sistemi monomateriale. Per contro, questi ultimi si caratterizzano per una migliore rispondenza qualitativa da parte dell'utenza, andando a bilanciare una minore efficienza con una maggiore intercettazione.
Risultati interessanti che, nell'ottica di elaborare un modello che sia via via più efficace, diventano uno strumento prezioso per un'azione mirata da parte delle imprese. Come dichiarato da Brandolini, di cui prendiamo nuovamente a prestito le parole, “le aziende, in generale, sono attente a tutti i modelli che si stanno sviluppando perché soltanto da un’analisi comparata di dati effettivi, riscontrabili e statisticamente rappresentativi, si riescono a fare scelte di efficienza industriale e di riduzione dei costi di gestione”.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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