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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il DAFI, decreto legislativo di attuazione della direttiva 2014/94/UE, che regolamenta le misure necessarie a garantire la costruzione di infrastrutture per i combustibili alternativi e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici. DAFI e mobilità sostenibile: il binomio in sé e per sé potrebbe non dire molto. Tuttavia, questa sigla potrebbe fare la differenza nel futuro prossimo del settore dei trasporti puliti in Italia.
Entrato formalmente in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 gennaio, il DAFI (Directive alternative fuel initiative) è il decreto legislativo di attuazione della direttiva 2014/94/UE che fornisce requisiti e linee guida per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi. Il provvedimento è stato predisposto in attuazione della legge 9 luglio 2015 n. 114 recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione degli altri atti dell’Unione Europea – legge di delegazione 2014.
“Ridurre la dipendenza dal petrolio (il 94% dei trasporti in Europa si basa proprio sull'oro nero, l'84% del quale viene importato) e attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti”: questo l'obiettivo dichiarato del decreto, approvato in Consiglio dei Ministri a metà dicembre 2016.
“Accogliamo con molto favore l’approvazione da parte del Governo del decreto di recepimento della direttiva sui carburanti alternativi, che rappresenta per il settore del GPL e del GNL un grande passo avanti, verso una mobilità sostenibile a tutto vantaggio della necessaria diversificazione delle fonti energetiche e per un deciso miglioramento delle condizioni ambientali" ha commentato Francesco Franchi, Presidente di Assogasliquidi, l’Associazione di Federchimica che rappresenta a livello nazionale e internazionale le imprese del comparto distribuzione gas liquefatti (GPL e GNL) per uso combustione e autotrazione.
Per quel che riguarda la mobilità elettrica, il ddl sancisce che entro il 31 dicembre 2020 venga realizzato “un numero adeguato di punti di ricarica” accessibili al pubblico. La loro quantità è fissata tenendo conto, fra le altre cose, del numero stimato di veicoli elettrici che saranno immatricolati entro la fine del 2020.
Il decreto prevede inoltre che, al momento della sostituzione del rispettivo parco autovetture, autobus e mezzi di servizio, gli enti pubblici siano obbligati all’acquisto di almeno il 25% di veicoli a GNC, GNL, veicoli elettrici e veicoli a funzionamento ibrido.
Entro il 31 dicembre 2017, poi, i Comuni saranno tenuti ad adeguare i propri regolamenti in modo da garantire la predisposizione all’allaccio per la ricarica dei veicoli elettrici per gli immobili di nuova costruzione o ristrutturati che rispondono a determinati parametri (una superficie superiore a 500 metri quadrati per immobili a uso non residenziale e almeno dieci unità abitative per quelli residenziali di nuova costruzione). Gli spazi auto dotati di colonnina devono essere non inferiore al 20% dei totali.
Le Regioni, in caso di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti e di ristrutturazione di quelli esistenti, devono prevedere l’obbligo di infrastrutture di ricarica elettrica “di potenza elevata almeno veloce”, ovvero compresa tra 22 kW e 50 kW.
Completa il quadro una più che necessaria azione di informazione al cittadino: comunicazioni chiare, un'etichettatura standardizzata e indicazioni puntuali nei punti di ricarica e rifornimento sono condizioni base per permettere al consumatore finale di usufruire al meglio del cambiamento e contribuire attivamente a un'ulteriore spinta in avanti verso pratiche quotidiane di mobilità sostenibile.
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