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Il 2016 è stato un anno intenso dal punto di vista del dibattito sulla sostenibilità: da una parte, l’Accordo sul Clima di Parigi ha segnato una svolta storica, dall’altra i vincoli che ne sono derivati hanno acceso le proteste in quanto troppo deboli.
Il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale sono stati temi accesi e hanno mostrato ancor più di prima la loro urgenza. Non dimentichiamo, però, che il 2016 non è stato soltanto un anno funesto: The Guardian ha selezionato le 5 innovazioni che hanno contribuito a portare un po’ di positività nel mondo della sostenibilità. Vediamo quali sono.
- La presenza di plastica negli oceani è un problema che soltanto in questi recenti anni si sta rivelando in tutta la sua gravità, ma non mancano le risposte che si candidano a diventare soluzioni definitive: nel 2016 due surfisti australiani, Peter Ceglinski e Andrew Turton, hanno ideato un “Seabin”, un cestino per i mari. Si tratta di un cestino per i rifiuti dotato di una piccola pompa elettrica in grado di creare un vortice che attrae e cattura i rifiuti presenti in acqua. Il duo ha già raccolto 267.000 dollari per iniziare la produzione perciò… Non stupitevi troppo se la prossima estate vedete bidoni galleggiare in mare!
- Poc è un dispositivo grande quanto il palmo di una mano, ma in grado di salvare molte vite. Si tratta di uno strumento di prevenzione capace di analizzare il DNA e individuare l’eventuale presenza di un tumore in corso: la prevenzione precoce aumenta esponenzialmente la speranza di vita. In attesa di approvazione da parte della World Health Organization, l’azienda produttrice QuantumMDx progetta di iniziare la commercializzazione in Sud Africa, per espandersi poi nei mercati internazionali.
- Una soluzione per l’inquinamento che punta a eradicare il problema direttamente alla fonte: il 2016 è stato un anno importante per lo sviluppo del mercato del packaging edibile e biodegradabile. Un esempio su tutti, le lattine di birra edibili e biodegradabili dell’americana Saltwater Brewery.
- La salvezza delle specie a rischio di estinzione è in mano ai droni? Quella dei furetti della riserva UL Bend National Wildlife Refuge in Montana, a quanto pare, sì. L’US Fish and Wildlife Service è riuscita a vaccinare una grande quantità di esemplari grazie a speciali droni capaci di sparare in tre diverse direzioni contemporaneamente le “munizioni” contenenti i vaccini.
- Chiude la rassegna del The Guardian una speciale stampante 3D studiata per eliminare i rifiuti plastici. Inventata in India, la stampante converte il polietilene ad alta densità (HPDE) in filamenti che possono essere sfruttati dalle stampanti 3D. Quello della materia prima per le stampanti 3D è un mercato in crescita: secondo un recente report di Markets & Markets la domanda crescerà del 266% nei prossimi cinque anni.
Non è finita qui…
Il 2016 è stato davvero ricco di novità: ve ne segnaliamo altre delle quali speriamo di continuare a sentir parlare nel 2017.
- I rifiuti nei mari non preoccupano solo gli australiani: nei porti danesi è possibile scorgere uno speciale squalo, ovvero un drone che, fluttuando sulle acque, cattura e imprigiona i rifiuti prima che possano disperdersi al largo. Il Waste Shark può arrivare a raccogliere fino a 500 kg di rifiuti prima di tornare autonomamente alla base per essere ripulito e nuovamente inviato “in missione”.
- Con 800 milioni di persone con scarso accesso ad acqua potabile, l’innovazione dell’azienda Watly può davvero fare la differenza: Watly 3.0 è una struttura capace di purificare fino a 500 litri di acqua al giorno. Inizialmente sperimentato con successo in Ghana all’interno del progetto Horizon 2020, ora Watly 3.0 si prepara a diventare una realtà diffusa.
- Ancora tecnologia 3D in soccorso della salvaguardia della natura. I cambiamenti climatici causano lo sbiancamento dei coralli: come diretta conseguenza, spariscono molte specie che popolano le barriere coralline. Il Reef Design Lab, in collaborazione con l’architetto James Gardinier, ha creato repliche 3D dei coralli con il loro naturale colore: le strutture, dal basso impatto ambientale, hanno già contribuito a ripopolare alcune zone della barriera corallina al largo del Bahrein.
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