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Due recenti provvedimenti dettano le istruzioni per richiedere i finanziamenti per la progettazione di interventi e la demolizione di opere ed edifici costruiti in zone a rischio
I numeri sul dissesto idrogeologico in Italia che emergono dall’ultimo rapporto di Ispra parlano chiaro e non sono affatto tranquillizzanti. Nel dettaglio l’emergenza riguarda l’88% dei comuni, (7.145 dei quali 1.640 soggetti a frane, 1.607 ad alluvioni e 3.898 ad entrambe), oltre 7.000.000 di abitanti, più di 6.000 scuole e 500 ospedali, oltre 600.000 attività produttive che danno impiego a più di 2.000.000 lavoratori e, non da ultimo, il 18,1% del patrimonio artistico nazionale. Senza contare il drammatico tributo che, da Sarno a Genova fino alla Sardegna nord-orientale, è stato pagato in termini di vite umane.
I fattori alla base di questa vera e propria emergenza nazionale sono noti da tempo: un territorio geo-morfologicamente predisposto (non solo sulle coste, ma anche lungo le dorsali montuose -alpi e appennini- e i corsi dei fiumi), i cambiamenti climatici in atto già da qualche decennio e, fatto ancora più datato e grave, la costruzione in zone a rischio di edifici e strutture, spesso abusivi ma anche (fatto questo ancora più inspiegabile e grave) costruiti a fronte di regolare licenza edilizia.
In un contesto del genere, mettere in atto misure non solo preventive, ma anche riparatorie, è diventato una priorità assoluta, che tuttavia necessita di fondi ad hoc. In questo senso va vista con estremo favore la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di due provvedimenti.
Con il decreto del presidente del consiglio dei ministri 14 luglio 2016 sono state comunicate le istruzioni per l’accesso e l’utilizzo «Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico», introdotto dall’articolo 55 della legge di stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 221). Si tratta di un fondo pari a 100.000.000 euro, che prevede un’erogazione distribuita su un arco triennale: 24 milioni già disponibili per il 2016, 50 per l’anno finanziario 2017 e altri 26 milioni per il 2018. Possono richiedere i finanziamenti le amministrazioni regionali nella persone del presidente che può intervenire a titolo di commissario di governo contro il dissesto idrogeologico. I soggetti interessati devono presentare una domanda preliminare tramite la piattaforma on-line Rendis (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) messa a disposizione di Ispra, nella quale devono essere dichiarati: la natura e l’entità del dissesto da sanare, gli obiettivi da raggiungere con l’intervento, l’entità del finanziamento da richiedere e il cronoprogramma dei lavori. La richiesta viene poi sottoposta al vaglio della autorità di bacino competente che, in caso di esito positivo, concede il finanziamento del progetto, i cui lavori saranno comunque assegnati tramite gara. Da notare come l’importo del finanziamento debba essere moltiplicato per un fattore diverso a seconda del tipo di intervento: 1 per la difesa idraulica, 1,35 per la difesa costiera e 2,1 per difesa da frane e valanghe.
Più recente è il decreto del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare 22 luglio 2016 che ha reso noti i modelli e le linee guida da seguire per accedere ai finanziamenti per gli interventi di rimozione o di demolizione delle opere o degli immobili realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato ovvero dei quali è stata accertata l'esposizione a rischio idrogeologico in assenza o in totale difformità dal permesso di costruire.
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