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Recenti studi pubblicati su Nature prevedono un sostanziale aumento dei processi di fotosintesi, ma, se nel breve termine concorrerà a ridurre le emissioni di origine antropica, i dovuti accorgimenti antropici e il sistema climatico ne annulleranno gli effetti.
Il raddoppio della concentrazione di diossido di carbonio causerà un aumento di circa il 35% della fotosintesi della vegetazione mondiale. L’indagine, condotta dai ricercatori dell’Università di Exeter e pubblicata su Nature a fine settembre, apre una questione interessante: che effetto avrà sul cambiamento climatico?
La fertilizzazione dell’anidride carbonica ha reso la terra più verde negli ultimi 35 anni. Il significativo incremento di foglie, e più in generale di piante, certificato dagli studi congiunti della NASA e della National Oceanic and Atmospheric Administration, ha isolato diverse variabili causali e riprodotto dei modelli simulanti la crescita vegetale osservata dal satellite. La presenza di nitrogeno, il cambiamento climatico e i modificati apporti di luce solare e precipitazioni hanno dato il loro contributo, ma il 70% dell’effetto è sancito dalla Co2.
D’altra parte, negli ultimi anni le emissioni di gas serra hanno raggiunto livelli record, e il fatto che la terra sia più verde non è necessariamente un segnale positivo: l’effetto più consistente si registra infatti nelle zone artiche, dove le temperature alimentano sì la crescita vegetale, ma spesso a scapito di un disgelo forzato. Se da un lato è un beneficio per le piante, la concentrazione di anidride carbonica nell’aria è la principale responsabile del cambiamento climatico: il gas trattiene calore nell’atmosfera e causa riscaldamento globale, l’alzarsi del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai e altri cataclismi.
La fotosintesi di per sé è essenziale. Quando i vegetali assorbono Co2 durante il processo, assimilano carbonio nella biomassa, fissandolo nelle proprie molecole organiche e nel suolo e creando così riserve di carbonio. Questo meccanismo rende cruciale l’attività di forestazione o la lotta contro la deforestazione. Se la fotosintesi aumenterà con il crescere dell’anidride carbonica, le dimensioni di tale fertilizzazione dipenderanno dalla variazione del ciclo stagionale della concentrazione di Co2 nell’atmosfera.
“La concentrazione di anidride carbonica, da noi misurata per molti anni in siti specifici e dalle condizioni differenti, mostra dei propri cicli caratteristici, con valori minori in estate – quando la fotosintesi porta le piante ad assorbire Co2 – e valori più alti in inverno – quando si ferma. L’ampiezza della differenza dei valori del ciclo stagionale dipende dalla “forza” della fotosintesi estiva e dalla durata dei periodi di crescita”, afferma Sabrina Wenzel, autrice della ricerca pubblicata su Nature.
In altri termini, lo stimato incremento dell’estensione del ciclo stagionale di Co2, dettato dal cambiamento climatico, è sinonimo di una maggior fertilizzazione. Attualmente, la vegetazione e la Terra stanno svolgendo un ruolo chiave nel rallentare il riscaldamento globale, in quanto assorbono un quarto delle emissioni di natura antropica. L’aumento della fotosintesi è in teoria una notizia positiva, perché va a influire positivamente sul carbon sink.
Per carbon sink si intendono i pozzi naturali di assorbimento di carbonio: qualunque processo o attività che rimuova i gas a effetto serra eliminando anidride carbonica dall’atmosfera. Sono sistemi che trattengono più Co2 di quella rilasciata, facendo sì che essa non concorra nel trattenere la radiazione solare riflessa ed evitando incrementi radiativi.
Tuttavia, nel concreto l’effetto dell’aumento della fotosintesi è limitato nel tempo. “Le piante tendono ad adeguarsi alla concentrazione di anidride carbonica percepita” – commenta Philippe Ciais, Direttore Associato del Laboratorio di Scienze ambientali e climatiche dell’Università di Gif-Su-Yvette – “nel corso del tempo l’effetto della fertilizzazione tenderà a diminuire perché il sistema lo considererà normale e non ne farà più seguire cambiamenti conseguenti”.
“Solitamente, l’aumento della fotosintesi è una buona notizia per la salute dell’ecosistema” – aggiunge la Wenzel – “in questo caso, però, il nostro studio indica che la fertilizzazione di anidride carbonica sta già giocando un ruolo più che centrale nell’alimentare l’assorbimento del carbonio. Quindi, quando cominceremo a stabilizzare l’anidride carbonica, tale meccanismo diminuirà significativamente e perderà di rilevanza”.
E un tale processo di stabilizzazione delle emissioni CO2 antropiche è un passaggio obbligato, e ormai politicamente concordato, al fine di minimizzare i rischi del cambiamento climatico.
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