Il WWOOF è una rete mondiale di turismo responsabile che, mettendo in contatto aziende agricole bisognose di aiuto in cambio di vitto e alloggio e volontari in cerca di un'esperienza formativa sul campo, permette la trasmissione di un importante bagaglio di conoscenze in merito all'agricoltura biologica.
Agricoltura biologica: sentirne parlare fa ormai parte del quotidiano, e scegliere prodotti che derivano da questo tipo di coltivazione è spesso sinonimo del tentativo da parte del consumatore di mangiare in modo sano e certificato. Ma quanti fra noi sanno di cosa si tratta nello specifico e quanti sarebbero interessati a toccarne con mano i metodi, le possibilità e le limitazioni?
Il WWOOF, World-Wide Opportunities on Organic Farms (Opportunità globali nelle fattorie biologiche) è un'organizzazione internazionale no profit che mette in contatto le fattorie o le aziende agricole biologiche (hosts) con chi voglia, viaggiando, partecipare attivamente alla vita contadina e offrire il proprio aiuto in cambio di vitto e alloggio (Wwoofers).
Con un vantaggio a doppio senso, in piena ottica win-win: da un lato, permettere a persone che vivono realtà urbane di sperimentare in prima persona la scelta dell'agricoltura biologica nel proprio paese o all'estero; dall'altro, garantire agli agricoltori aderenti manodopera motivata in cerca di formazione sul campo.
Un'esperienza di condivisione che, all'obiettivo di diffondere un bagaglio prezioso di conoscenze sulla produzione di cibo biologico, accosta la peculiarità di essere diventata una vera e propria rete mondiale di turismo responsabile. Difficilmente, infatti, viene richiesta al volontario una presenza a tempo pieno (la formula più diffusa è vitto e alloggio in cambio di 4-6 ore di lavoro al giorno per sei giorni settimanali) con il risultato che il wwoofer può a pieno titolo vantate lo status di turista in esplorazione per le ore di libertà pattuita.
Per quanto in continuo ampliamento e divenire, il progetto può esibire, ormai, un certo rodaggio: le sue radici risalgono al 1971, quando la londinese Sue Coppard sentì il bisogno di ristabilire un contatto perduto con la vita di campagna. Impossibilitata nei mezzi a viaggiare, creò una rete di persone che avevano il suo stesso desiderio e li mise in contatto con agricoltori che avevano bisogno di aiuto. Fu così che nacque Working Weekends On Organic Farm, evolutosi in World Wide Opportunities on Organic Farm, e ancora in We’re Welcome on Organic Farm. In una parola, WWOOF.
E ora, l'associazione comprende 60 organizzazioni nazionali oltre a 55 nazioni che, pur non avendo gruppi locali istituzionalizzati, conta alcuni hosts indipendenti sul territorio. Come fare, dunque, per entrare a far parte della rete? Basta fare richiesta alla sede di pertinenza, versando una quota associativa annuale che comprende anche l'assicurazione contro i piccoli infortuni. Si ha così il diritto di ricevere l'elenco delle fattorie e delle aziende agricole e si può, così, contattare quella più vicina ai propri interessi per accordarsi sul periodo del soggiorno, sui lavori da svolgere e su eventuali esigenze particolari.
La lista italiana comprende hosts di ogni tipo, dai coltivatori di erbe aromatiche agli apicoltori, dai viticoltori agli allevatori, dalle piccole fattorie a conduzione familiare a quelle che vendono sul mercato i loro prodotti, agli ecovillaggi. Allo stesso modo, anche i compiti affidati ai wwoofers possono essere molteplici: minimo comune denominatore fra loro, la trasmissione di competenze concrete e reali nell'ambito del biologico, capaci di formare non solo persone che intendono costruirsi un futuro lavorativo nel settore, ma anche uno stuolo di consumatori informati, e sempre più consapevoli.
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