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Il Forum Rifiuti, l'evento organizzato per il terzo anno consecutivo da Legambiente, è stato occasione di confronto su importanti dati relativi al riciclo e agli illeciti ambientali: per giungere all'economia circolare ci aspetta ancora un lungo cammino.
Il termine “Ecomafia” ha compiuto quest'anno il suo dodicesimo compleanno ed è stata Legambiente a coniarlo. Il tema è tornato centrale, anche quest'anno, durante l'annuale Forum Rifiuti organizzato dall'associazione ambientalista. Dopo più di un decennio, il termine è tristemente lontano dall'essere desueto e la lotta contro i reati ambientali è ancora lontana dall'esser vinta.
Nonostante ciò, durante la più recente edizione del Forum è emersa una notizia positiva: nel 2015 si è registrata un'inversione di tendenza, con un lieve calo degli illeciti ambientali commessi. Una vittoria, seppur parziale, che è possibile festeggiare all'alba dell'entrata in vigore, lo scorso anno, della Legge sugli ecoreati.
Entrati per la prima volta in modo esplicito all'interno della nostra legislazione, i delitti nei confronti dell'ambiente sono ora soggetti a pene ad hoc. I numeri calano, è vero, ma restano allarmanti: secondo il rapporto “Ecomafia 2016, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, nel corso del 2015 sono stati 27.745 gli illeciti compiuti, per una media di 76 al giorno. Il principale calo delle effrazioni si è verificato nel comparto del cemento e nel ciclo dei rifiuti.
Il bilancio economico è di grande portata, con un giro d'affari di 10.1 miliardi di euro, pur rivelandosi inferiore di ben 3 miliardi rispetto all'anno precedente. A dare un freno, ipotizza Legambiente, ha contribuito il calo di investimenti a rischio nelle quattro regioni italiane a tradizionale presenza mafiosa, con una contrazione da 13 a 7 miliardi rispetto all'anno precedente. Un calo del dilagante problema della corruzione, dunque, purtroppo prevalentemente indiretto.
Il Forum Rifiuti è stato occasione per fare il punto sulla situazione e per proseguire il dibattito, ma anche per sottolineare un'altra sfida in atto: la difficoltà di tracciare il ciclo dei rifiuti e della materia, in particolare per quanto riguarda i rifiuti speciali. Dall'evento, infatti, è emerso che su nove decimi dei rifiuti prodotti in Italia si hanno informazioni poco chiare o perfino contrastanti: una grande zona oscura rende quindi difficile l'individuazione delle criticità e il monitoraggio delle soluzioni proposte in risposta. Ecco, dunque, che nella nebbia della tracciabilità scompare anche il 7% del Pil europeo: questa è la crescita di cui l'Europa potrebbe beneficiare recuperando la materia dai rifiuti in un'ottica di economica circolare concreta (dati Ellen MacArthur Foundation e McKinsey Center for Business and Environment).
Appare di conseguenza ancora tortuoso il cammino dei Comuni, dei consorzi e dei sistemi collettivi verso il raggiungimento dell'obiettivo di riciclare il 65% dei rifiuti urbani, nonostante siano in aumento gli esempi virtuosi e continuino ad accrescere le fila dei Comuni Ricicloni. Costruire percorsi virtuosi per i rifiuti, insomma, continua ad essere una sfida in un Paese poco capace di conoscere i percorsi concretamente compiuti dalla materia utilizzata.
Qui le interviste ad alcuni dei protagonisti.
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