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Una filiera enologica interamente sostenibile, senza ledere la qualità del prodotto: riflessioni su una sfida sempre più urgente da raccogliere.
Vino e sostenibilità: un connubio del quale si sente sempre più spesso parlare, ma anche un rapporto che può risultare complesso, in delicato equilibrio tra tradizione e cambiamento. Produrre vino di qualità e sostenibile si può, ma le sfide e le difficoltà da considerare non sono poche. Ne abbiamo parlato con Michele Manelli, che con la sua azienda Salcheto ha deciso di dare alla sostenibilità lungo tutta la filiera un ruolo cardine nella produzione.
Quali fattori determinano la sostenibilità del vino e la sua impronta ecologica?
Dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale le sfide sono per lo più analoghe ad altri comparti, con tuttavia qualche particolare attenzione ai rapporti con il proprio territorio: da una parte siamo infatti custodi del paesaggio e dall’altra il nostro lavoro può risultare invasivo per i nostri confinanti, dobbiamo essere particolarmente responsabili su questi temi. Sotto il profilo ambientale le peculiarità sono la tutela della biodiversità, sia in senso di efficienza nell'uso delle risorse idriche sia nel controllo rigoroso del potenziale inquinamento di terreno e falde. Come tutti, anche noi viticoltori dobbiamo renderci responsabili della gestione dell’energia lungo la nostra filiera, in particolare chi arriva fino alla bottiglia, ed in generale del contenimento delle emissioni climalteranti.
Quando un vino può definirsi “sostenibile”?
Un vino, per essere “sempre più sostenibile”, deve essere prodotto da una filiera che appunto controlla e gestisce tutti i processi in funzione di obiettivi di efficientamento ambientale e sociale, in armonia tra loro e con le necessarie istanze economiche. Noi crediamo che il progetto imprenditoriale si debba e si possa intraprendere in questo modo e per questo lavoriamo da anni al fine di creare modelli gestionali di successo sul mercato ed improntati a questa più ampia visione di impresa.
Qualità e sostenibilità: un binomio impossibile o un perfetto incontro?
Vi sono pochi dubbi che la qualità possa essere un presupposto della sostenibilità e viceversa, ed intendo a livello pratico. Ma anche se non sono forze che si contrappongono, non illudiamoci che la somma si faccia con un solo addendo. Personalmente ritengo un vino scadente uno spreco ambientale, sociale ed economico per definizione, mentre uno buono lo è davvero solo quando si ha la consapevolezza che per produrlo si sono fatti concreti sforzi di miglioramento degli standard di sostenibilità: altrimenti il piacere di berlo svanisce.
Quali sono le principali sfide nella produzione di vino sostenibile? Quali le soluzioni che avete scelto di mettere in campo?
Senz’altro gestire la lotta fitosanitaria preservando la biodiversità ed il territorio in senso lato, tutelando al contempo il reddito agricolo. Abbiamo margini di miglioramento sull’efficentamento energetico e sul packaging. Non ultimo dovremmo lavorare sul miglioramento del sistema lavoro della nostra filiera ed anche sulle capacità gestionali, specialmente per quelle piccole aziende che popolano il settore. Noi di soluzioni ne abbiamo intraprese tante in questo senso, dall’uso di alternative organiche in campagna alla demeccanizzazione, dalla realizzazione di una cantina energeticamente autonoma ad un packaging leggero e ben tracciato, a sistemi di controllo di gestione dettagliati e condivisi.
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