L’Italia non sa dove stoccare le proprie scorie radioattive
Ambiente

L’Italia non sa dove stoccare le proprie scorie radioattive

Che cosa si intende per decommissioning? Chi se ne occupa? Perché, ad oggi, non si è ancora trovato un sito adatto allo stoccaggio di rifiuti radioattivi?

rifiuti radioattivi vanno messi in sicurezza e nessuno, di fatto, sa con esattezza dove dovremo posizionarli. Ancora non abbiamo un Deposito Nazionale per le scorie prodotte dagli impianti in decommissioning e sono passati 29 anni dal Referendum sul nucleare.

Qual è il problema? L’Italia è un Paese caratterizzato da forte sismicità: è un territorio instabile. Dobbiamo accettare l’evidenza del fatto perché, in sintesi, nell’individuazione di un sito per i rifiuti, si va ed escludere il 90% del Paese.

La Sogin è una società al 100% pubblica, creata per seguire lo smantellamento del nucleare dopo l’esito referendario. I rifiuti radioattivi sono di due tipologie: quelli provenienti dagli impianti (per il 60%, dati Sogin) e quelli provenienti dalle applicazioni di medicina industriale, industriali e di ricerca (per il 40%, dati Sogin).

Il Deposito Nazionale consta di una struttura con barriere ingegneristiche e naturali e va progettato secondo gli standard dell’Agenzia Internazionale Energia Atomica (AIEA) e i criteri di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ente responsabile per la sicurezza nucleare nazionale). Il deposito servirà a collocare 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e a stoccare temporaneamente 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.

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Ma come sono fatte queste barriere ingegneristiche? C’è una prima barriera: dei contenitori in metallo, con una matrice in cemento, detti “manufatti”. Poi, una seconda barriera: moduli di calcestruzzo speciale, con una durata di 350 anni, che contengono più moduli. La terza barriera è composta da celle di cemento armato, sempre progettate per resistere 350 anni. La quarta barriera consta nel sigillare e ricoprire queste celle con più strati di materiale per prevenire le infiltrazioni d’acqua.

Dato che, la maggior parte dei Paesi europei ha già o sta costruendo dei depositi per i rifiuti a bassa e media attività e Francia, Svezia, Germania, Regno Unito, Belgio, Finlandia, Repubblica Ceca hanno avviato la progettazione per rifiuti ad alta attività, l’Italia sta cercando il sito ideale per i rifiuti da dismettere. Esiste anche un Deposito Geologico Europeo per quei Paesi che hanno minori quantità̀ di rifiuti ad alta attività.

Il Decreto Legislativo n.31 del 2010, stabilisce gli elementi per avviare il percorso di localizzazione del sito idoneo allo stoccaggio: prevede di coniugare aspetti tecnici/scientifici con suggerimenti dei cittadini. Si procede a definire il sito per esclusione: oggi sono escluse Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Anche Scanzano Jonico, inizialmente proposto come sito, è stato escluso, in quanto si tratta di un territorio ad alta sismicità.

La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) contiene le aree che risultano non escluse. Questi territori vengono descritti sulla base di diversi parametri: attività vulcanica, attività̀ sismica, geomorfologia, idrologia, idrogeologia, risorse del suolo e del sottosuolo, insediamento umano, attività̀ industriali, infrastrutture di trasporto, beni ambientali, storici ed archeologici. Una grande polemica è nata intorno allo spot pubblicitario da 3,2 milioni di euro, lanciato da Sogin per coinvolgere i cittadini.

Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo chiesto al Professor Boschi Enzo, fisico, sismologo e vulcanologo: “di questo sito, ancora non si sa niente. Della mappa ne parlano da più di un anno”.

Ma quanto ci costa mantenere questi rifiuti?
Ogni mese vengono spesi 6 milioni per mantenere le nostre scorie”.

Dove sono stoccati?
I siti sono sparsi per l’Italia. I nostri rifiuti più dannosi sono, ad oggi, depositati in Francia e Inghilterra, ma sono destinati a tornare nel nostro Paese tra qualche anno”.

E i dati sullo studio sismologico?
Mancano i dati sullo studio sismologico, non si capisce chi l’abbia realizzato perché all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nessuno ne sa qualcosa”.

Qual è il problema più grande?
Il problema di localizzazione è un problema generale. La Francia non è sismica, l’Italia è un territorio sismico. Le caratteristiche che deve avere un luogo per essere considerato idoneo a ospitare i rifiuti sono state stabilite a livello Ue. Non esiste nessun luogo, ad oggi, in Italia dove si possono rispettare tutte le condizioni stabilite a livello Ue, ma questo non significa che non si possa trovare”.

Qualche idea, Professore?
Qualche idea ce l’ho”.

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