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Fino a oggi le città italiane hanno mostrato di avere scarsa resilienza ai cambiamenti climatici registrando danni rilevanti a persone, infrastrutture ed ecosistemi: è necessario ora mettere in campo nuove risposte basate su prevenzione, adattamento e mitigazione.
Tra esondazioni, frane e allagamenti, sono stati 204 i fenomeni atmosferici estremi registrati nelle città italiane negli ultimi cinque anni. Le sole inondazioni hanno portato alla morte di 140 persone e all’evacuazione di 32 mila cittadini: rischi climatici resi ancora più preoccupanti dal pericolo del dissesto idrogeologico che incombe sul 81,2% dei Comuni italiani. Il Dossier “Le città italiane alla sfida del clima” realizzato da Legambiente, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, riporta i dati e fa il punto su prevenzione, mitigazione e adattamento.
Il Dossier, accompagnato dall’innovativa mappa del rischio climatico, è stato presentato durante una conferenza stampa a Roma, alla quale hanno partecipato numerose personalità politiche ed esperti del settore. L’argomento, di estrema attualità, si inserisce nel contesto degli accordi della COP21, che prevedono l’impegno a proteggere persone ed ecosistemi dai danni causati dai cambiamenti climatici e individuare in questo senso strumenti di cooperazione e finanziamento per rafforzare la capacità adattativa dei territori.
“E’ molto difficile definire la fase climatica verso la quale andiamo incontro - ha affermato Claudia Adamo, climatologa -. Ogni anno si registrano nuovi record e i dati del CNR indicano che gli eventi estremi si stanno verificando a una ritmo del 900% superiore rispetto alla norma. In particolare, la zona in cui ricade l’Italia, è affetta da quelli che sono stati definiti come Mediterranean Hurricane, ovvero cicloni simili a quelli tropicali, caratterizzati da alluvioni lampo con precipitazioni eccezionalmente intense. Date queste condizioni, è d’obbligo incentivare la prevenzione, puntare sulla ricerca scientifica metereologica e promuovere uno sforzo di coesione tra la gestione delle città e la Protezione Civile che tenga conto dell’orografia unica dell’Italia.”
A livello internazionale, la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Unione Europea, intende affrontare i rischi e le opportunità nel quadro degli sviluppi socio-economici. Essa non vuole quindi solo significare protezione contro gli impatti negativi, ma anche creare le condizioni per una maggiore flessibilità al cambiamento e trarre vantaggio dai suoi possibili benefici: più rapidamente si pianificheranno misure di adattamento, migliore sarà la nostra preparazione per affrontare le sfide ambientali future. Sulla stessa scia, la Strategia Nazionale, promulgata nel 2014, individua settori di macro e micro azione per l’adattamento e promuove opzioni di risposta ad alcune vulnerabilità specifiche dovute ai cambiamenti ambientali già in atto. Dal punto di vista pratico, con la Struttura di Missione Italia Sicura il Governo intende superare la logica delle emergenze per intervenire in settori chiave quali il dissesto idrogeologico, le infrastrutture idriche e l’edilizia scolastica.
“Occorre puntare su una progettualità multi- disciplinare e multi settoriale che colga a pieno le opportunità dei Fondi Europei disponibili - ha sottolineato Mauro Grassi, Direttore della Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche - Per fare ciò, dobbiamo implementare un’Agenzia Territoriale gestita da professionisti. Servono progetti sistemici per la prevenzione degli eventi estremi sia nei territori urbani che extra - urbani. Bisogna concepire il territorio come un unicum da conoscere e gestire in modo sostenibile. In questo senso, la pianificazione territoriale può avere un ruolo da protagonista, a patto che sia promossa in modo coordinato a livello nazionale e locale”.
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13 Aprile 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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