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Dopo la bocciatura di settembre, il Decreto Termovalorizzatori dello Sblocca Italia è tornato il 20 gennaio sul tavolo della discussione tra potere locale e centrale in occasione della Conferenza Stato Regioni. Soltanto il giorno prima, le associazioni ambientaliste Zero Waste Italy, Fare Verde, Greenpeace, Legambiente e WWF Italia hanno mostrato la propria contrarietà nei confronti di un testo che è variato nella forma, ma non nella sostanza: nella lettera indirizzata al Ministro dell'Ambiente Galetti si legge: “La nuova Bozza di Decreto, pur riducendo gli inceneritori strategici da 12 a 9 conferma gli assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente, a partire da quello principale e più marcatamente sbagliato: pretrattamento dei rifiuti urbani residui (RUR) = incenerimento”.
Tuttavia, le modifiche sono bastate a 15 Regioni su 20 per esprimere parere favorevole: soltanto Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise hanno negato l'assenso al documento che, tra le principali novità, contiene l'individuazione di otto nuovi inceneritori strategici, alcuni dei quali previsti proprio in Regioni contrarie: Umbria, Marche e Abruzzo ospiteranno i nuovi impianti insieme a Campania, Lazio, Sicilia e Sardegna. Due, in particolare, le strutture previste sull'isola sarda.
Le ripercussioni, però, non ricadono soltanto sulle Regioni interessate in modo diretto dalla realizzazione dei nuovi impianti, come sottolineato dall'Assessore all'Ambiente di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi: “Il Decreto Termovalorizzatori ci penalizza sotto diversi aspetti. Innanzitutto perché stravolge, azzerandola, la pianificazione regionale. In questi anni la Lombardia, grazie agli sforzi dei cittadini e degli amministratori locali, ha raggiunto alti livelli di efficienza nella raccolta differenziata e di conseguenza anche di autosufficienza in termini di smaltimento. Abbiamo approvato un piano regionale che va nella direzione opposta a quella del governo centrale. Noi siamo per spegnere gli inceneritori più vecchi, a Roma obbligano a farli”.
La decisione presa in Conferenza Stato Regioni, sottolinea l'Assessore, va nella direzione opposta a quella auspicabile nell'approccio alla gestione dei rifiuti e adottata dalla pianificazione regionale della Lombardia: “Noi siamo per una politica del riuso, del meno discariche, per una raccolta differii anta spinta, per lo spegnimento degli impianti più vecchi, per una moratoria di quelli nuovi vista l'autosufficienza raggiunta. Evidentemente gran parte del paese va in una direzione opposta. Tanto sanno che ci sono regioni come la Lombardia che sopperiscono alle mancanze degli altri”.
Così la Regione continua nel suo percorso di spegnimento degli impianti di Busto Arsizio e di Cremona, non senza difficoltà: è accesa la polemica locale nella città del Torrazzo per l'anticipazione della data di spegnimento dell'impianto, previsto per il 2024. Anche le Regioni che hanno votato a favore del Decreto, del resto, non si sono mostrate prive di riserve: un lungo dibattito ha accompagnato il tema dell'individuazione della capacità complessiva di trattamento dei termovalorizzatori per i rifiuti urbani, mentre il Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini ha sottolineato come l'approvazione del Decreto per le 15 Regioni favorevoli sia comunque condizionato all'accoglimento di alcuni emendamenti volti all'integrazione del piano nazionale con i piani regionali. La partita, insomma, è tutt'altro che conclusa.
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