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Finalmente a distanza di due anni il Governo emana il nuovo “conto termico”, un regolamento che sostituisce il precedente, assurto alle cronache per la sua inaccessibilità dovuta a un linguaggio cervellotico e strumentalmente burocratese.
Così, nel silenzio generale, 900 milioni di incentivi per ridurre le emissioni di gas serra, sono rimasti bloccati per due anni, mentre le città ansimavano a causa delle polveri sottili. A squarciare questo silenzio ci aveva pensato qualche giorno prima un’interrogazione parlamentare di Ermete Realacci che chiedeva conto al Governo e ai Ministeri competenti di questo imperdonabile ritardo e di rivedere celermente le regole per distribuire la somma, in modo da accelerare la revisione degli impianti dei condomini, delle case private e delle strutture pubbliche - ricordiamo, infatti, che il riscaldamento termico delle case è responsabile per più del 40% delle polveri sottili. Questo pacchetto di incentivi per promuovere l’efficienza e l’uso delle rinnovabili nel riscaldamento era stato inserito già nel cosiddetto decreto “Sblocca Italia” del 2014.
Ora, finalmente si potrà usufruire di questo denaro per sostituire vecchie caldaie o convertire vecchi impianti ricorrendo a fonti rinnovabili con evidenti benefici per l’ambiente e le tasche dei cittadini; il tutto in sintonia con la recente conferenza di Parigi (COP 21) che vede nell’efficienza energetica e nello sviluppo delle fonti rinnovabili una delle strade da seguire.
Naturalmente grande soddisfazione nell’ufficio di Presidenza della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera dove Ermete Realacci afferma che “l’approvazione del nuovo Conto Termico è solo un primo passo, si tratterà ora di applicarlo bene, seguire e monitorare l’efficacia delle nuove norme e farne un pezzo delle politiche strategiche per rispondere all’emergenza smog, [..] tagliare le bollette insieme alle emissioni e rilanciare la nostra economia stimolando l’innovazione e la competitività delle nostre imprese”.
Abbiamo deciso di sentire anche chi da questo sblocco potrebbe beneficiarne in maniera significativa; abbiamo pertanto contattato assoRinnovabili che per il tramite del suo Presidente Re Rebaudengo ha affermato che “nonostante si ravvisino apprezzabili segnali volti a sostenere l’efficientamento del settore edilizio e a semplificare lo strumento in questione, per renderlo più idoneo alle esigenze dei potenziali utilizzatori, appare inspiegabile come non siano ancora state introdotte misure mirate al decollo e alla diffusione della microcogenerazione, allineando così la diffusione della tecnologia a quella di altri Stati membri della UE, come per altro incoraggiato dalla stessa Unione Europea. È infatti evidente il contributo che la microcogenerazione potrebbe dare al raggiungimento degli obiettivi italiani del 20 - 20 - 20 (e a quelli più ambiziosi in via di definizione per il 2030), considerati gli elevati risparmi di energia primaria e la conseguente riduzione delle emissioni in atmosfera”.
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