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Smog, trivellazioni petrolifere, energie rinnovabili: il dibattito sull'ambiente in Italia è animato da diverse polemiche. Quali prospettive di dialogo tra Governo, Associazioni ambientaliste e società civile?
L’emergenza smog che ha afflitto alcune città italiane negli ultimi giorni di dicembre, ha contribuito ad alzare i toni del dibattito sull'ambiente, anche in seguito all'intervista pubblicata il 5 gennaio su la Repubblica, nella quale il Ministro Galletti, ha dichiarato, tra le altre cose, di non fare parte della casta degli ambientalisti. Di contro, nel mondo dell’associazionismo, cresce il malcontento sull’operato del rappresentante del Ministero dell’Ambiente e si alimentano le polemiche sull'efficacia e sull'utilità della stessa Istituzione.
“Fino ad ora, questo è stato un Ministero-ombra, nel senso che non ha mai fatto valere con forza nel Governo le ragioni dell'ambiente, cioè dell'interesse generale che il suo rappresentante, il Ministro, dovrebbe in primo luogo tutelare – ha dichiarato Annalisa Corrado, portavoce di Green Italia. In altre Nazioni le istanze dell'ambiente e dell'ecologia sono molto più sostenute tra le forze politiche, conseguentemente, il Ministero dedicato ha un valore negoziale ben più alto ed evidente nelle politiche nazionali. Anche per quanto riguarda la struttura, il Ministero dell'Ambiente italiano andrebbe quanto meno riformato: è stato costruito senza concorso specifico, solo richiamando dirigenti e funzionari da altri enti pubblici. La stra-grande maggioranza dei tecnici sono assunti con contratti precari ed esterni e un turnover spaventoso che non consente di strutturare competenze consolidate”.
Al di la delle diverse posizioni politiche, con lo scenario internazionale attuale, serve più che mai un Governo che sia in grado di dettare la politica ambientale del Paese con le strategie comuni da adottare in tutto il territorio. Per dare slancio e input chiari in tal senso, Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe far da protagonista con un percorso a breve, medio e lungo termine, che si ponga e monitori gli obiettivi in modo chiaro e condiviso, in accordo alle politiche europee, mantenendo le peculiarità e caratteristiche esigenze del nostro Paese.
"Oggi la questione ambientale è chiave dirimente per lo sviluppo economico- sottolinea Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente. I problemi legati all'inquinamento sono di respiro internazionale, non possono certo arenarsi nello scontro politico nostrano che parla di caste e di élite. Mai come oggi, la tematiche ambientali hanno risvolti sociali ed economici, per questo ci auguriamo che le scelte strategiche di sviluppo economico vengano intraprese tenendo conto degli impatti ambientali e delle istanze della società civile. E’di fondamentale importanza una sinergia di contenuti ed intenti tra i vari Ministeri incentrata sullo sviluppo sostenibile e la green economy”.
Rimane il fatto che senza un supporto strategico generale, lo sviluppo di soluzioni strutturali diventa troppo oneroso per i singoli Comuni, in tal senso, ad esempio, come nel caso del contrasto all'inquinamento atmosferico, il Ministero dell’Ambiente dovrebbe creare un piano strategico di intervento, in cui, per quanto concerne la qualità della vita e la salute dei cittadini la scelta ambientalista non sia nemmeno più una possibilità, ma un’esigenza improrogabile.
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