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Le tariffe elettriche abbandoneranno l’attuale struttura progressiva in favore di una maggior equità, ma la riforma dell'Aeegsi non incoraggia abbastanza l’adozione di energie rinnovabili.
A partire dal 1 Gennaio 2016, circa 30 milioni di cittadini vedranno apportate delle modifiche alla propria bolletta elettrica. Sarà la prima tappa di una riforma - deliberata dall’Aeegsi il 2 dicembre 2015 - che si completerà nel 2018 e che rappresenta il lascito di una direttiva sull’efficienza energetica emanata dall’UE nel 2012 e recepita in Italia dal decreto legislativo 102/14. A cambiare saranno sia le tariffe di rete sia gli oneri generali di sistema, con l’obiettivo di uniformarsi agli altri Paesi europei in cui tutti gli utenti pagano la stessa cifra indipendentemente dal consumo.
Fino ad oggi vigeva una struttura progressiva che penalizzava i consumi più elevati e favoriva i minori tramite un sistema di sussidio incrociato: chi consuma di più paga qualcosa anche per chi ha prelievi più bassi. Un sistema, a detta del Presidente dell’Aeegsi Guido Pier Paolo Bortoni, che è ormai ampiamente superato: l’abbandono di tale ripartizione e l’adozione di una quota fissa per i costi di misurazione, commercializzazione e distribuzione dell’energia è, a suo dire, “un motivo d’equità, perché i costi della rete sono prevalentemente fissi e prescindono dal consumo”.
Certo, così facendo chi adopera meno energia vedrà aumentare la propria spesa relativa ai KWh consumati, e quindi le aree sociali più deboli subiranno un innalzamento della bolletta, ma resterà comunque possibile attuare politiche di risparmio, in quanto il 75% della fattura dipenderà ancora dai kWh prelevati. E il passaggio sarà graduale, poiché dal 1°Gennaio 2016 aumenteranno soltanto le tariffe per i servizi di rete e sarà ridotta del 25% l’entità del sussidio incrociato. Inoltre, le famiglie con reddito più basso non subiranno lo scarto per via di un ampliamento del bonus sociale, che di fatto annullerà l’aggravio grazie a uno sconto sulla bolletta fino al 35% della spesa.
In generale, eliminato il sistema progressivo, il vettore elettrico diventerà quindi sempre più moderno, sostenibile e funzionale, permettendo alle abitazioni domestiche di sfruttarlo anche in sostituzione di altri vettori energetici quali Gas e GPL. Nello stesso tempo, si andrà a favorire anche l’impiego di sistemi di climatizzazione alternativi, come la pompa di calore, che possono consentire un uso energetico più efficiente rispetto alle caldaie.
Infine, anche l’auto-produzione di energia a partire da fonti rinnovabili avrebbe potuto giovare del provvedimento, ma in quest’ultimo caso, come ha sottolineato il Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, Ermete Relacci, “con la delibera della riforma si passerà dal pagare soltanto il 5% degli oneri di sistema a doverne pagare il 30%”, scoraggiando così privati e imprese a essere intraprendenti. E il non sostenere fino in fondo comportamenti eco-sostenibili, in un contesto come quello attuale, dà la sensazione di un’occasione non pienamente colta.
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