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Il “Report emissioni 2014-2015” di Ecoway rivela che, tra scelte sostenibili e ridimensionamento delle attività, le aziende italiane che partecipano all'ETS hanno fatto registrare una diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra pari al 7,4% rispetto al 2013.
Emission trading scheme (ETS), ovvero lo schema di scambio delle emissioni di CO2 basato su logiche di mercato o di carbon tax. Un concetto che pare astratto per via della particolarità della “merce” coinvolta, ma che negli ultimi anni ha preso via via piede in ambito internazionale e - prevede Ecoway, primo operatore italiano attivo nel settore della fiscalità ambientale- “riguarderà sempre più cittadini e imprese, riflettendosi sui prezzi di beni e servizi”.
Dal “Report emissioni 2014-2015”, redatto dallo stesso Ecoway, emerge come nel 2014 le aziende italiane che partecipano all'ETS abbiano registrato una diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra pari al 7,4% rispetto al 2013. Il livello di emissioni si riduce dunque di 12 milioni di CO2 ton, passando da 164 a 152 milioni di CO2 ton.
Una tendenza che prosegue ormai da anni: dal 2005 a oggi, a parità di numero di aziende sottoposte ad ETS, il calo cumulato è pari a circa – 32,7%. Le cause? Da un lato, la diminuzione dei livelli di produzione industriale dovuti alla crisi economica, dall'altro, il crescente contributo delle energie rinnovabili al mix energetico nazionale.
Tuttavia, nonostante il trend generale ormai consolidato e pur riducendo le emissioni in misura maggiore rispetto alla media dell'Unione (-7,5% contro il 4,9%), l’Italia resta il quarto maggior paese emettitore europeo, preceduto da Germania, Regno Unito e Polonia.
Entro i confini nazionali, le prime 10 regioni per livello di emissioni sono responsabili per oltre l’89% delle emissioni complessive. La Puglia continua a detenere il record negativo, provocando da sola il 21,2% del totale nazionale, e facendo registrare persino un aumento del 3,4% rispetto al 2013. Lombardia e Sicilia si confermano rispettivamente al secondo (13,7%) e terzo posto (12,0%), mentre la Liguria si distingue tra i virtuosi, con una riduzione in termini di emissioni pari al 36,2% riconducibile in particolar modo al settore della produzione di energia.
Proseguendo per la via dell'analisi settoriale, la chimica fa registrare la maggiore riduzione di emissioni rispetto al 2013, pari a -10%. Segue il ramo delle utility, che segna un ribasso del 9%: la scarsa domanda di energia e il contributo delle rinnovabili hanno generato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento dell’attività di quasi tutti gli impianti. Il settore alimentare è l'unico a far registrare un incremento del livello di emissioni del 9%, a dispetto dell’uscita di quattro impianti dal mercato di scambio.
“Stiamo assistendo ad un momento storico caratterizzato da incredibili sfide ed opportunità lungo il percorso di uno sviluppo mondiale low carbon” ha dichiarato Guido Busato, Presidente di Ecoway, riferendosi da un lato alla COP21, che nel frattempo ha gettato basi controverse per l'orientamento climatico dei prossimi decenni, dall'altro al pacchetto europeo Clima ed Energia. “L’Europa si è formalmente impegnata a ridurre le emissioni di gas effetto serra almeno del 40% entro il 2030 ed ha confermato il target di riduzione dell’80% entro il 2050. L’auspicio è che questi obiettivi vengano perseguiti nel modo economicamente più vantaggioso per la collettività”. O, invertendo la prospettiva, che i vantaggi economici generati dal meccanismo ETS costituiscano un incentivo utile a raggiungere gli obiettivi ambientali necessari a una politica climatica comune di successo.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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