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Lo studio “A safe and sustainable future” di DNV GL rivela che, per evitare nel 2050 drammatiche conseguenze su ambiente, economia e società è fondamentale agire oggi, operando cambiamenti radicali in materia di governance.
Siamo a un bivio fondamentale: dalle scelte che i decision maker di oggi sono in grado di compiere dipende un futuro in bilico fra due scenari diametralmente opposti. L'ente di certificazione internazionale DNV GL ha reso noti i risultati dello studio scientifico "A safe and sustainable future", che descrive quel che ci aspetta nel 2050 secondo visioni più o meno auspicabili: da un lato, tracciando il drammatico quadro più prevedibile se non si cambia rotta; dall'altro delineando un'alternativa sostenibile guidata da buone pratiche.
Analizzando la letteratura scientifica esistente e servendosi dei pareri di oltre trenta tra i più autorevoli studiosi di sostenibilità a livello mondiale, gli esperti di DNV GL sono giunti a una conclusione poco confortante: se non si opera in fretta, il 2050 ci offrirà un contesto eufemisticamente poco ospitale dal punto ambientale, economico e sociale.
Si stima infatti che, su un popolazione mondiale prevista di 9 miliardi, il 70% vivrà in aree urbane e 3 miliardi di persone saranno destinate alla povertà più estrema. Il 60% dei principali ecosistemi sarà in sofferenza, i parametri di diossido di zolfo e di diossido di azoto aumenteranno rispettivamente del 90% e del 50%, il livello dei mari s'innalzerà da 1 a 2 metri, con conseguenti 200 milioni di rifugiati ambientali e persone obbligate ad abbandonare le zone costiere. La stessa biodiversità corre un rischio enorme, con il 15-40% delle specie in reale pericolo di estinzione.
Tutto questo in un panorama in cui la domanda di energia, cibo e terre coltivabili (molte delle quali rese inutilizzabili a causa del degrado del suolo) cresceranno esponenzialmente. Dal punto di vista squisitamente finanziario, i costi necessari ad adattarsi a un mondo più caldo di 2 gradi ammonteranno a 70-100 miliardi di dollari.
Cosa fare per sottrarsi a questo scenario apocalittico che, non lontano nel tempo, si avvicina a grandi falcate? Lo studio si conclude illustrando l'insieme di cambiamenti imprescindibili da attuarsi urgentemente nei sistemi di governance, a livello territoriale e globale. Riorganizzare sussidi e incentivi, incorporare le valutazioni ESG (Environmental, Social e Governance) nelle valutazioni finanziarie, rivedere l'urbanistica secondo principi di sostenibilità e definire nuove unità di misura per la crescita oltre al PIL: sono solo alcuni esempi che consistono nel sostituire il tradizionale modello capitalistico, orientato al profitto, con un nuovo sistema economico basato su valori aventi come fine un bene comune ora fortemente minacciato.
"Nei prossimi decenni l'umanità si troverà ad affrontare le sfide più grandi mai incontrate. Abbiamo un'opportunità unica per plasmare un futuro prospero, dove le principali minacce per ambiente, economia e società siano state individuate e contenute, ma non possiamo più aspettare” ha commentato Luca Crisciotti, CEO di DNV GL.
Alla luce dello studio e di queste parole, le opzioni non sono dunque che due: agire in fretta o preparasi al peggio. La scelta pare obbligata, non resta che trasformare la minaccia in incentivo.
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