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La società Degroof Petercam ha pubblicato la 16ma classifica di sostenibilità dei Paesi OCSE: l'Italia si piazza al 25mo posto di un ranking guidato dalla Danimarca.
25ma su 34: nonostante il lieve miglioramento quantificabile in due posizioni, il piazzamento dell'Italia fra i paesi dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per quel che riguarda la sostenibilità è tutt'altro che lusinghiero. Il metro di giudizio è stato stabilito da Degroof Petercam, società di consulenza generatasi dalla recente fusione tra Bank Degroof e Petercam, che stila semestralmente una classifica comprendente cinque parametri: trasparenza e valori democratici; ambiente; istruzione; popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza; economia nel suo complesso.
Addentrandosi fra i dati del 16° ranking, pubblicato lo scorso 29 ottobre e relativo al primo semestre del 2015, si scopre che nel pilastro relativo all'ambiente, l'Italia ha totalizzato un punteggio superiore rispetto alla scorsa classifica per quel che riguarda biodiversità e vulnerabilità al cambiamento climatico.
Anche nel campo della trasparenza c'è un lieve progresso, relativo e assoluto, che consente al Paese di guadagnare una posizione, pur rimanendo tuttavia al di sotto della media OCSE in vari importanti indicatori, come quello relativo alla corruzione, alla forza delle istituzioni e alla libertà di stampa, o quello dell'istruzione/innovazione. "Per questi motivi – si legge nella ricerca - sorgono seri dubbi sulla capacità dell'Italia di guadagnare ulteriori posizioni in futuro". Inoltre, il rischio povertà sta aumentando, con un Pil pro capite in calo e cittadini che sembrano meno soddisfatti della propria vita.
Oltralpe, la situazione è di poco migliore e la Francia, che ricopre la 23ma posizione, ha ottenuto un punteggio inferiore alla media in un numero crescente di indicatori e scivola di sei posti in classifica in un solo anno. Come spiega Ophélie Mortier, responsabile del coordinamento degli investimenti della compagnia e incaricata del ranking, non si tratta di una sorpresa per un Paese che, a lato di problemi umanitari urgenti come l'emergenza migratoria, conta sei pensionati ogni dieci persone attive: “La Francia ha visto il suo punteggio deteriorarsi progressivamente negli scorsi pochi semestri, e questo si riscontra in ciascuno dei cinque pilastri di sostenibilità”.
Tutta un'altra prospettiva per la Danimarca che, sola in vetta alla classifica, si impone come leader nell'area “trasparenza e valori democratici” e si posiziona fra le prime tre nazioni in tutti i pilastri della sostenibilità, ad eccezione dell'istruzione. Vantando il più basso livello di corruzione e un tasso di omicidi fra i più esigui, i danesi possono contare sulle migliori condizioni abitative e appartengono alla classe di cittadini più soddisfatti in termini di qualità della vita.
Seguono i meritevoli Svizzera, Islanda, Finlandia e Lussemburgo, mentre Turchia e Messico fungono da fanalini di coda in fondo a una classifica che, per mezzo dei suoi parametri di giudizio, ha il merito di indicare ai membri dell'OCSE una direzione virtuosa da seguire nelle principali aree di interesse del vivere umano.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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