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I dati raccolti nel 2014 dall'indagine di Goletta Verde attestavano la presenza di 27 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato nelle nostre acque; quest'anno la media sale a 32, con una percentuale di plastica pari al 95%.
Lo scorso ottobre avevamo annunciato la partenza della Goletta Verde di Legambiente per una indagine sul marine litter tra le acque del mar Mediterraneo: oggi, a spedizione ultimata, dobbiamo fare i conti con dei dati ancor meno rassicuranti di quelli precedentemente diffusi sull'inquinamento marino.
Vere e proprie oasi di biodiversità progressivamente trasformate in immense discariche: questo sembra essere il destino dei nostri mari. L'indagine 2014 di Goletta Verde aveva permesso di individuare la presenza di 27 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato nel mare Adriatico, il quale risultò essere il più inquinato.
La spedizione appena conclusa ha confermato la crescita del fenomeno e il passaggio del triste primato al Mar Tirreno centrale, popolato da ben 51 rifiuti ogni chilometro quadrato, mentre nell'Adriatico meridionale si sale a 34: il fenomeno si conferma in crescita e, con esso, anche i pericoli per l'ecosistema marino, per l'ambiente e perfino per la nostra salute.
Il 95% di questi scarti è costituito dalla plastica, ormai il più temibile predatore dei mari italiani. A farne le spese sono gli animali di maggiori dimensioni appartenenti a 180 diverse specie, spesso uccisi dall'ingestione di questi rifiuti, ma anche l'intera catena alimentare che termina sulle nostre tavole, dove cresce il rischio di trovare alimenti contaminati dalle microparticelle residuali.
Proprio queste microparticelle, derivanti dalla frantumazione di rifiuti di maggiori dimensioni, sono state per la prima volta oggetto di studio. Il risultato? La loro presenza è stata riscontrata in tutti i campionamenti effettuati durante l'operazione Goletta Verde, come affermato dal responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti. Lo studio ha preso in esame le acque di sei isole, sancendo il primato di Ischia con le sue 528 microparticelle di plastica ogni 1000 metri cubi di acqua.
L'intera Europa paga il prezzo dell'inquinamento marino anche dal punto di vista economico: secondo un recente studio commissionato dall'Unione Europea - afferma il report Legambiente -, la marine litter costa all’Ue ben 476,8 milioni di euro l’anno soltanto nei settori del turismo e della pesca, con un costo totale stimato per la pulizia delle spiagge europee pari a 411,75 milioni di Euro
Prima di puntare il dito, però, assicuriamoci di avere in mente i giusti responsabili: dalle indagini di Goletta Verde è emerso che il 54% del marine litter ha origine urbana e domestica, mentre solo il 32% è derivante da attività produttive e industriali, in particolare la pesca (12%).
La strada da perseguire, secondo Legambiente, è chiaramente visibile: con l’adozione degli obiettivi Ue fissati dalla Marine Strategy, l’adozione di un unico standard di valutazione, l’aumento del riciclaggio dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche si ridurrebbe il problema del marine litter del 35,45%, per un ricavo sui costi di 168,45 milioni di euro l’anno. Due, insomma, gli ingredienti urgenti: una strategia per l'Europa e senso civico per gli europei.
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