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Torna per il quarto anno la classifica Greenpeace dedicata al tonno in scatola: Asdomar il brand più virtuoso, che entra per la prima volta nella fascia verde della pesca sostenibile.
Il nome è geniale -il rompiscatole - e identifica la classifica, giunta quest'anno alla quarta edizione, stilata da Greenpeace per valutare la sostenibilità del tonno in scatola venduto in Italia. L'analisi è decisamente ampia in quanto comprende undici etichette pari a circa l'80% del mercato italiano e valuta il mantenimento delle promesse fatte dai vari brand in merito alla pesca sostenibile, alle politiche di acquisto e al più generale percorso di sostenibilità ambientale e sociale intrapreso.
Prima di analizzare la classifica, risulta molto significativo valutare un dato: la quarta edizione evidenzia un reale impegno, ovviamente diversamente recepito e implementato, verso la sostenibilità da parte di aziende che solo pochi anni fa erano molto distanti da far propri anche i requisiti minimi. Un aspetto molto confortante questo perché non solo evidenzia una crescente sensibilità da parte dei produttori ma sottolinea un trend ineluttabile da parte di un consumatore che sposta sempre più le proprie decisioni di acquisto anche in funzione della filosofia sostenibile adottata dalle aziende.
In linea generale in molti ambiti del comparto food, dove la sostenibilità viene più facilmente accostata ad aspetti di qualità, salubrità, sicurezza e tracciabilità del cibo, si sta avviando quell'evoluzione della cultura e degli stili di consumo che diventa la base per fare della sostenibilità un paradigma di sviluppo delle aziende e del mercato.
E proprio questa sensibilizzazione culturale sta alla base di una classifica che punta a mappare un ambito, come quello della pesca al tonno, che tra tecniche distruttive e una crescita esponenziale dei consumi (i dati FAO evidenziano che il consumo annuo è passato da 500 mila a 6 milioni di tonnellate nel giro di circa 50 anni) sta mettendo a serio rischio una specie ittica e, più in generale, tutto l'eco-sistema marittimo.
Qualcosa, comunque, si sta muovendo e il fatto che per la prima volta un'azienda sia entrata nella cosiddetta fascia verde lo testimonia. Lo scettro della sostenibilità va quindi ad Asdomar, premiata soprattutto per l'adozione di tecniche di pesca alla canna, utilizzate per circa il 30% della produzione.
Salgono in fascia arancione le private label di Esselunga e Conad. Il marchio leader del mercato – Rio Mare – resta al quarto posto penalizzanto principalmente per l'adozione di tecniche di pesca distruttive. In fascia rossa, invece, un marchio particolarmente noto come Mareblu che risulta molto lontana dalle promesse avanzate in tema di tecniche sostenibili, adottate solo in modo marginale.
Accendere i riflettori su queste tematiche conduce anche un altro effetto positivo ovvero la scelta volontaria e senza obbligo di legge da parte delle aziende di intraprendere dei comportamenti sostenibili. Ad esempio è preciso impegno di molti marchi, anche in assenza di una prescrizione normativa, attivarsi per un'etichettatura di prodotto più puntuale e analitica che possa condurre il consumatore a una scelta più agevole e consapevole.
A questo punto, per verificare quanto i vari brand stanno effettivamente facendo, l'appuntamento è per la classifica 2016.
In questa infografica, la Classifica Rompiscatole di Greenpeace
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