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L'Unione Europea ha raggiunto in anticipo uno degli obiettivi previsti per il 2020 in materia di clima: si presenta infatti alla COP21 con un taglio già avvenuto del 23% sulle emissioni di gas serra rispetto al 1990, a fronte di un target del 20%. Un buon segnale in vista dei prossimi, impegnativi traguardi.
Sarà l'Unione Europea ad assumere il ruolo di leader incontrastato nella strategia climatica mondiale? La domanda è legittima per un duplice motivo: da un lato, gli ambiziosi obiettivi annunciati dall'Europa in vista della Conferenza Mondiale sul Clima di Parigi; dall'altro, i risultati già attualmente raggiunti in termini di riduzione delle emissioni di CO2.
Il primo fra essi, quello di un taglio del 20% fra il 1990 e il 2020, è stato messo nel carniere in anticipo ed è stato superato, raggiungendo sin d'ora quota 23%: lo rivelano i dati dell'Agenzia europea dell'Ambiente (Aea), secondo cui l'arresto non ha tra l'altro impedito una crescita economica del 46%.
Stando all'Aea, parte del merito è attribuibile a un'ondata di caldo anomalo che ha contenuto i consumi e le emissioni del 4%; tuttavia, aiuti inattesi (e per certi versi indesiderati, nell'ottica della lotta al riscaldamento globale) a parte, si tratta di una buona iniezione di morale, nonché un buon esempio da seguire, monitorare e incentivare in vista dei prossimi grandi appuntamenti. Con questo primo centro, l'Unione Europea dimostra infatti di essere sulla rotta giusta per quanto riguarda i tre target fissati per il 2020, che includono anche energie rinnovabili ed efficienza energetica, entrambe chiamate ad essere incrementate del 20%.
Per quel che concerne i successivi a medio e lungo termine, invece, la strada è ancora lunga e i progressi devono essere moltiplicati. "Per raggiungere i nostri obiettivi per il 2030 e 2050 sono necessari cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e usiamo energia in Europa" ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'Aea. Un cambio di mentalità e metodologia sistematico, dunque, che permetta di accelerare il ritmo in modo sostanziale, perché la metà del secolo coincide con un traguardo tanto auspicabile quanto impegnativo: un taglio fra l'80% e il 95% di CO2 rispetto al 1990.
Ma ora il prossimo obiettivo dell'UE travalica i confini continentali e, concentrandosi sull'imminente COP21, mira a stipulare un accordo vincolante a livello globale che includa la riduzione del 50% della CO2 entro il 2050 e preveda, ogni cinque anni, un meccanismo di revisione chiaro e trasparente per fare il punto sugli step intrapresi.
"Ancora troppo vaga": in questo modo fonti interne alla UE definiscono una bozza sulla strategia climatica non sufficiente a mantenere sotto controllo un aumento della temperatura mondiale che, secondo le stime, porterà il pianeta a un riscaldamento di almeno tre gradi. Non è ancora tempo, quindi, di dormire sugli allori: tanto in Europa quanto nel resto del mondo è bene guardare al futuro per compiere ulteriori, grandi passi avanti nella giusta direzione.
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