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Posti di lavoro creati, costi di realizzazione e smaltimento, gestione dei residui: secondo un recente studio Merian Research, su tutti questi fronti i termovalorizzatori non reggono il confronto con gli impianti di compostaggio. Il compost sarà alla base dell'economia circolare?
Un aiuto alla ripresa economica? Arriva dagli impianti di compostaggio, contro i quali gli inceneritori proprio non reggono il confronto. E' quanto emerge dal recente studio condotto da Merian Research, che mette a confronto i due sistemi di gestione di rifiuti sotto diversi aspetti. Presentata nel corso della seconda edizione di Forum Rifiuti, l'analisi rivela come gli impianti di compostaggio possano avere effetti benefici non solo sull'ambiente, ma anche sull'economia, favorendo la creazione di posti di lavoro e riducendo i costi legati alla gestione dei rifiuti.
In ogni impianto di compostaggio, in media, sono presenti 150 lavoratori, contro i 50 impiegati dagli inceneritori. In termini assoluti, i numeri non possono che crescere per quanto riguarda il comparto del compostaggio, come già è stato dimostrato nel corso degli ultimi anni: secondo quanto rilevato dallo studio, dal 2007 al 2013 il settore è stato oggetto di una crescita continua, tradotta in un aumento della quantità di rifiuti intercettati pari all'80%.
I termovalorizzatori non si rivelano vantaggiosi nemmeno per i portafogli delle pubbliche amministrazioni: a fronte di un investimento di circa 400 milioni di euro, è necessario sostenere oneri finanziari di 15 milioni di euro annui, i quali assorbono praticamente metà del risultato economico lordo. Una spesa che non può dirsi giustificata da una maggiore efficienza: il costo di conferimento a carico delle amministrazioni è pari a 103 euro per tonnellata di rifiuti inceneriti (ma senza i certificati verdi il costo cresce a 115 euro), contro gli 83 euro per tonnellata di scarti conferiti all'impianto di compostaggio.
A rendere ancor più vantaggioso il ricorso agli impianti di compostaggio sono gli incentivi energetici, i quali abbattono i costi del 12,5%. Sull'altro piatto della bilancia dobbiamo aggiungere non benefici, ma ulteriori deterrenti: i 9 milioni di euro che le società che gestiscono gli inceneritori devono sostenere per lo smaltimento di scorie e per le acque reflue.
La gestione dei rifiuti tramite inceneritori, dunque, si conferma sempre più insostenibile, nonché sempre meno giustificata a fronte del progressivo aumento della raccolta differenziata dei rifiuti e il relativo recupero dei materiali riciclabili.
Lo studio ha contribuito a rafforzare la tesi alla base dell'evento stesso durante la quale è stata presentata: la seconda edizione del Forum Rifiuti è stata una importante occasione per sottolineare l'urgenza del passaggio ad una economia circolare, sostenibile nei costi e sostenibile per l'ambiente.
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