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La nuova bozza del Decreto rinnovabili soddisfa solo in parte Fiper, Righini: "Bene la riduzione dei certificati verdi, che porterà maggiore concorrenza e trasparenza, ma il decreto dovrebbe valorizzare di più le rinnovabili termiche e avere una prospettiva di lungo periodo".
Dopo la pubblicazione da parte del MISE nella nuova bozza del Decreto sui meccanismi di incentivazione per le rinnovabili non fotovoltaiche per il biennio 2015-16 sono iniziate le reazioni da parte degli addetti ai lavori. Abbiamo intervistato sul tema Walter Righini, Presidente di Fiper - Federazione Italiana di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, l’associazione che riunisce i gestori di teleriscaldamento a biomassa legnosa e i produttori di biogas agricolo.
Se il DM dovesse entrare in vigore con il testo attuale, quali nuovi equilibri di mercato si prospettano? Cosa cambia per le diverse fonti rinnovabili?
L’entrata in vigore del DM con il testo attuale, comporterebbe la riduzione dei certificati verdi a partire dal 1° gennaio 2016 passando dal valore unitario di 124 Euro a circa 80 Euro secondo quanto definito all’art.19 del DM 6 luglio 2012. Ciò potrebbe determinare un riequilibrio nel mercato di approvvigionamento locale delle biomasse legnose tra i diversi utilizzatori e limitare la distorsioni della concorrenza già da noi denunciate all’Autorità Antitrust, e da questa fatte proprie e inviate al governo e rimaste in parte disattese.
In sostanza, l'incidenza del costo della biomassa per i produttori di energia elettrica e termica sul totale dei costi di produzione è significativo, si aggira tra il 40-60% del totale dei costi, ma con la differenza che mentre i produttori di energia elettrica ora ricevono mediamente un incentivo annuo di circa 860.000 €./MW, gli impianti di teleriscaldamento a biomassa legnosa si trovano a dover acquistare la biomassa senza alcun incentivo.Dall’analisi dei dati di Bilancio di cinque società di produzione di energia elettrica da biomasse nell’ultimo triennio, si evince che, a fronte di un valore di produzione (vendita di energia) l’impatto dell’incentivazione (ovvero certificato verde + fattore moltiplicativo k=1,8 o k=1,3) rappresenta una percentuale superiore al 100% del valore della produzione e in alcuni casi anche oltre il 200%.
E’ del tutto evidente la situazione anomala che viene a crearsi nel mercato delle biomasse. A nostro avviso l’eventuale incentivo dovrebbe essere riconosciuto in base al quantitativo di biomasse utilizzate (possibilmente in filiera corta) e comunque con un tetto non superiore al 70% del valore dell’energia prodotta. Non si può pensare di continuare a rilasciare incentivi superiori al valore del bene prodotto, perché in questo caso non si tratta più di incentivo ma di vero e proprio assistenzialismo. Maggiore concorrenza e trasparenza nella tracciabilità potrebbe essere uno degli effetti della riduzione dei certificati verdi sul mercato di approvvigionamento locale di biomassa legnosa.
Un limite evidente allo sviluppo di nuovi impianti è dato dall’orizzonte temporale di brevissimo periodo, sino al 1° dicembre 2016, che non favorisce certamente nuovi investimenti, così come il tetto massimo di 5,8 miliardi di Euro, budget appena sufficiente per incentivare gli impianti esistenti, a condizione che non si tolga da questo tetto, come già detto il budget definito per gli ex zuccherifici.
Quali azioni sta attuando la vostra associazione a tutela e difesa dell’interesse della categoria?
FIPER per favorire gli impianti esistenti di teleriscaldamento a biomassa e biogas agricolo, è impegnata nel promuovere l’uso virtuoso delle biomasse e delle matrici del biogas a fini energetici in particolare sostenendo la reale filiera corta. Ciò significa concretamente puntare sulla co-generazione, sul recupero del calore industriale, sull’efficientamento degli impianti esistenti e sul revamping degli impianti a biogas agricolo in biometano. Una sfida del prossimo futuro sarà quella di creare sempre più sinergie tra le diverse filiere; ad esempio, come FIPER siamo impegnati nella messa a punto di un fertilizzante derivante dall’impiego congiunto del digestato solido degli impianti di biogas e delle ceneri di combustione della biomassa vergine.
Incidenza del costo delle FER in bolletta: per molto tempo questo è stato l’alibi dietro il quale i movimenti fossilisti hanno potenziato la loro azione. Non vi è dubbio che esista un fondo di verità, ma fino a che punto l’incidenza del costo compensa un reale risparmio energetico?
Purtroppo l’alibi dei fossilisti si basa in parte sugli errori commessi in passato da parte del Governo sulle misure di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in particolare sul fotovoltaico, con la conseguenza di distorcere un mercato, generare rendite finanziarie e trasferire la maggior parte dell’incentivo all’estero senza validi ritorni nazionali.
E’ bene ricordare che il costo delle rinnovabili cambia a seconda del vettore energetico. A riguardo la stessa Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema idrico – AEEGSI (allegato A della Delibera 182/2012/I/FER del 8 maggio 2012) aveva inviato al Governo un parere rispetto al costo delle rinnovabili per il sistema Paese alla vigilia dell’emanazione del DM 6 luglio 2012. In particolare secondo AEEGSI, per la produzione di 1 TEP/annuo (tonnellata di petrolio equivalente) il costo in Euro ripartito tra i diversi vettori corrispondeva a: 930 euro per l'energia elettrica da FER; 3.500 euro per l'energia elettrica da fotovoltaico; 350 euro per l'energia Termica da FER; 100 euro per gli interventi di efficienza energetica.
L’auspicio è che il Governo punti da un lato sulle rinnovabili più “economiche” in termini di costo TEP/annuo per conseguire il maggior risparmio di energia fossile, dall’altro attui una seria e reale politica energetica che contempli un mix di fonti funzionali alla riconversione dell’economia italiana verso “emissioni zero” ricordando peraltro che l’utilizzo del calore è quello che permette di raggiungere più celermente gli obiettivi nazionali assegnatici dalla UE.
Walter Ottorino Righini è Presidente Fiper dalla sua costituzione nel 2001. Amministratore Delegato della Società TCVVV spa che gestisce gli impianti di teleriscaldamento a biomassa nei comuni di Tirano, Sondalo e Santa Caterina Valfurva. Imprenditore, tra i fautori della filiera legno-energia in Valtellina, è presente in qualità di esperto al Tavolo di Lavoro del Ministero dell’Ambiente Classificazione sottoprodotti ai fini energetici, ai tavoli Bioenergia e Filiera Legno del Ministero dell’Agricoltura. Consigliere del Comitato Termotecnico Italiano (CTI EnergiAmbiente). www.fiper.it
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