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Soprattutto per effetto della crisi economica, diminuiscono i rifiuti speciali: sia quelli pericolosi, che in totale ammontano a quasi 8,7 milioni di tonnellate, sia quelli non pericolosi, che scendono dell'1,4%.
Meno rifiuti speciali in Italia, spiegabili anche con la crisi economica registrata nel 2013. Il calo di produzione sfiora i 2 milioni di tonnellate scendendo, tra il 2012 e il 2013, dell'1,5% e passando da quasi 133,6 milioni di tonnellate a 131,6 milioni di tonnellate. Diminuiscono sia i rifiuti pericolosi (-2,6%, -228 mila tonnellate), che in totale ammontano a quasi 8,7 milioni di tonnellate, sia quelli non pericolosi, che scendono dell'1,4% (-1,7 milioni di tonnellate) soprattutto per effetto dell'ulteriore consistente calo dei rifiuti generati dalle attività di costruzione e demolizione. Sono i dati dell'ISPRA contenuti nella XIV edizione del Rapporto Rifiuti Speciali, presentato settimana scorsa alla Camera dei Deputati, nel corso di una conferenza stampa.
Rimane il settore manifatturiero, con quasi il 40% del totale (circa 3,4 milioni di tonnellate), il maggior produttore di rifiuti pericolosi, seguito con il 29,4% dalle attività di trattamento rifiuti e di risanamento (circa 2,5 milioni di tonnellate). Il primo produttore di rifiuti non pericolosi (39,8% del totale di rifiuti non pericolosi prodotti, quasi 49 milioni di tonnellate), è invece il settore delle attività di costruzione e demolizioni, seguito da quello del trattamento di rifiuti e di risanamento (30,6 milioni di tonnellate) e da quello manifatturiero (30,4 milioni di tonnellate) con percentuali del 25% circa per entrambe.
Nel 2013 vengono gestite 129,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, comprensive degli stoccaggi prima dell'avvio ad operazioni di recupero/smaltimento, che riguardano circa 13 milioni di tonnellate. A questi se ne aggiungono oltre 8 milioni di tonnellate derivanti dal trattamento di rifiuti urbani e computati nel ciclo di gestione di quelli urbani. Il recupero di materia, con il 64,7% del totale, pari a oltre 84 milioni di tonnellate (riguarda soprattutto i rifiuti non pericolosi che sono 82,2 milioni di tonnellate), è la forma di gestione prevalente. Seguono le altre operazioni di smaltimento con il 14,5% (riguarda soprattutto i rifiuti pericolosi) e lo smaltimento in discarica con l'8,4%. Tra i rifiuti pericolosi smaltiti in discarica quelli contenti amianto sono circa 167 mila tonnellate.
Trasportati all'estero 3,4 milioni di tonnellate, di cui 2,4 milioni non pericolosi ed 1 milione di pericolosi, con una diminuzione, rispetto al 2012, del 16,7%. Si tratta per lo più di rifiuti provenienti da impianti di trattamento ed inviati principalmente in Germania. Si esportano maggiormente, tra i rifiuti non pericolosi, quelli prodotti da processi termici, circa 1,3 milioni di tonnellate, mentre tra quelli pericolosi, la quantità maggiore inviata oltre confine proviene dagli impianti di trattamento (574 mila tonnellate).
Stabile la quantità di rifiuti speciali importata: circa 5,7 milioni di tonnellate nel 2013, costituiti quasi esclusivamente da rifiuti non pericolosi. I rifiuti pericolosi importati costituiscono una parte residuale (153 mila tonnellate).
A livello di macroarea geografica è il Centro, a registrare il calo maggiore: 16,4% (-437 mila tonnellate), seguito dal Sud che segna un -16,0%. Al Nord si riscontra, invece, un aumento del 7,1% (da 5,8 milioni di tonnellate del 2012 a 6,2 del 2013).
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