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Il recente Decreto Legge sugli ecoreati riconosce ufficialmente i crimini contro l'ambiente. Alcuni punti della normativa, però, non convincono gli ambientalisti.
Ci sono voluti 18 anni di battaglie da parte delle associazioni ambientaliste, ma dallo scorso maggio anche in Italia i crimini contro l'ambiente sono riconosciuti e hanno una precisa definizione: il Decreto Legge sugli ecoreati identifica cinque nuovi tipi di reato e sancisce pene che possono contemplare fino a 15 anni di reclusione.
In particolare, i reati introdotti sono: disastro ambientale, inquinamento ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo, omessa bonifica. Il riconoscimento del reato di disastro ambientale è un importante punto di svolta: si configura quando il danno provocato all'ecosistema ha carattere irreversibile e richiede interventi eccezionali e onerosi. Il disastro ambientale è punito con la reclusione da 5 a 15 anni.
Si tratta, invece, di inquinamento ambientale quando il danno è reversibile e la sua entità è misurabile: in questo caso sono previste sanzioni da 10.000 a 100.000 euro e reclusione da 2 a 6 anni. Nonostante il passo avanti compiuto dal Decreto, non mancano le critiche e i punti oscuri: dal momento che si tratta di reati di danno, l'effettivo riconoscimento di questi crimini ha luogo esclusivamente se gli effetti derivano da un'azione abusiva.
E' chiaro l'intento di una stretta al traffico di rifiuti, che con il reato di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività sancisce multe da 10.000 a 50.000 euro e da 2 a 6 anni di reclusione. Da 6 mesi a 3 anni di carcere sono invece riservati per coloro che impediscono il controllo ambientale da parte delle autorità competenti. Infine, il reato di omessa bonifica si configura quando, in seguito ad una condanna al ripristino di un'area inquinata, non si procede alla sua bonifica. In questo caso la pena prevista varia da 1 a 4 anni di carcere e fino a 80.000 euro.
Una delle principali novità che contribuisce a rendere il Ddl sugli ecoreati un mezzo di inasprimento delle pene è l'introduzione di due aggravanti: quella ambientale, nel caso in cui il reato venga commesso esplicitamente per provocare un danno all'ambiente, e quella mafiosa, nel caso in cui il crimine venga commesso da un'associazione mafiosa o associazione a delinquere. Al verificarsi di quest'ultima condizione, il procuratore della Repubblica è tenuto a renderne notizia anche al procuratore Antimafia e all'Agenzia delle Entrate. Per tutti gli ecoreati, raddoppiano i tempi di prescrizione.
Il Ddl sugli ecoreati ha introdotto inoltre la confisca, anche per equivalente, dei beni e dei profitti derivanti dall'illecito. Tuttavia, non sono mancate le critiche all'approvazione del testo, soprattutto riguardanti l'introduzione del ravvedimento operoso. Chi commette reati contro la natura può ottenere uno sconto della pena che può arrivare anche ai 2/3, purché ponga rimedio immediato ad un possibile danno ambientale oppure collabori in modo attivo con le autorità. Inoltre, il Ddl introduce la possibilità di estinzione del reato nel caso in cui non vi sia danno o pericolo, previo adempimento di specifiche prescrizioni e pagamento di una sanzione.
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