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All'alba dell'approvazione del Decreto che riconosce i delitti contro l'ambiente, con il nuovo Rapporto Ecomafia Legambiente denuncia l'esponenziale crescita dei reati ambientali e del traffico internazionale dei rifiuti.
In Italia c'è un settore che non conosce crisi: è quello degli ecoreati, che si consumano all'impressionante ritmo di 80 al giorno, circa 4 all'ora. Questi, almeno, i numeri certificati, dietro i quali potrebbe nascondersi una realtà ancora più allarmante. Il bilancio totale degli ecoreati commessi nel 2014 è contenuto nel Rapporto Ecomafia 2015, realizzato da Legambiente in collaborazione con Cobat.
29.293 è il totale dei crimini ambientali commessi nel corso dell'anno passato, con una vera e propria impennata rispetto a quello precedente. Il fatturato criminale derivante è stato di 22 miliardi, 7 in più rispetto al 2013. In questo contesto di urgenza, appare ancor più come una vittoria importante l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel Codice Penale, avvenuta lo scorso 22 maggio.
Quattro le Regioni maggiormente colpite, storicamente impegnate nell'eradicazione della presenza mafiosa: in Puglia, Sicilia, Campania e Calabria si sono registrati più della metà del numero complessivo delle infrazioni rilevate. Il ciclo dei rifiuti risulta essere uno dei più critici: gli ecoreati in questo settore sono stati 7.244, circa 20 al giorno. Molti di questi reati interessano la criminalità organizzata e sono stati oggetto di 35 indagini nel corso del 2014.
I danni sono stati almeno parzialmente rilevati in modo tangibile: tre milioni di tonnellate di veleni sono stati recuperati in seguito a 16 indagini. Triste quindi immaginare i quantitativi di sostanze pericolose che, ogni anno, vanno ad inquinare le nostre terre e per i quali talvolta i responsabili restano impuniti.
Quello del traffico illecito di rifiuti è un vero e proprio mercato sommerso che supera i confini nazionali, per un elevato livello di organizzazione che rende necessaria la messa in atto di operazioni delle Forze dell'Ordine coordinate a livello internazionale. Oggetto di tali traffici sono, in particolare, i materiali di scarto sottratti alla filiera del riciclo e al recupero energetico. I traffici interessano in particolare i rottami di auto e veicoli, sfruttati soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.
A colpire e preoccupare non sono soltanto i numeri rilevati dal rapporto, ma anche la complessità delle organizzazioni che stanno dietro questo tipo di reati: dalle indagini condotte dalle Forze dell'Ordine nel corso del 2014 è emersa preponderante la presenza di una vera e propria ecomafia basata sulla presenza di figure altamente specializzate: vere e proprie imprese dell'illegalità nelle quali i trafficanti di rifiuti fanno in modo che a guadagnarci siano tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli.
Il Rapporto Ecomafia 2015 è una ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, della necessità del Ddl contro i reati ambientali recentemente approvato: ora le forze devono essere concentrate per la sua piena attuazione, a tutela dell'economia nazionale e dell'ambiente.
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