Fonti rinnovabili non fotovoltaiche: proposte per un futuro energetico fossil-free
Sostenibilità

Fonti rinnovabili non fotovoltaiche: proposte per un futuro energetico fossil-free

In vista della prossima emanazione del Decreto del Governo sulle fonti Rinnovabili non fotovoltaiche, il gruppo di lavoro Energia e Clima degli Stati Generali della Green Economy chiede lungimiranza e propone tre interventi per la revisione della normativa del settore.

Puntare almeno al 2020, ma con un occhio ancora più in là, può essere l'unica chiave per una strategia energetica ragionata orientata alla sostenibilità. Lo suggerisce il buon senso e lo conferma il gruppo di lavoro Energia e Clima degli Stati Generali della Green Economy, riunitosi per discutere stato attuale e prospettive future del quadro energetico nazionale, in vista della prossima emanazione del Decreto sulle fonti rinnovabili non fotovoltaiche.

"Il decreto elaborato dal Mise e attualmente in consultazione al Ministero dell'Ambiente" ha dichiarato Andrea Barbabella, coordinatore del gruppo "rappresenta un provvedimento a breve termine, e riteniamo pertanto urgente aprire da subito una fase di confronto con gli operatori e i soggetti coinvolti sulle politiche di sostegno al settore con orizzonte almeno al 2020".

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Ed ecco, dunque, arrivare delle proposte, inviate ai Ministeri citati, per contribuire all'emanazione di un decreto efficace nelle intenzioni e nei fatti. L'incidenza delle fonti rinnovabili sui consumi energetici in Italia è cresciuta fino quasi a raggiungere l'obiettivo del 17% fissato per il 2020. Nonostante questo, avverte lo stesso Gruppo Energia e Clima in un recente comunicato stampa, "una serie di interventi normativi negli ultimi anni ha pesantemente rallentato lo sviluppo del settore, con ripercussioni negative su occupazione e investimenti".

Tre i maggiori interventi richiesti, corrispondenti ad altrettante attuali criticità: avviare un processo di semplificazione dei meccanismi di sostegno e degli iter autorizzativi, che gravano sulle imprese aumentando il costo del kWh rinnovabile rispetto al resto dell'Europa; prevedere misure per sostenere gli impianti di piccola taglia e la generazione distribuita di energia eolica, idroelettrica e a biomasse/biogas; rendere più efficace il meccanismo delle aste, revisionando le tariffe, qualificando i soggetti aggiudicatari attraverso un'adeguata referenziazione, definendo regole chiare sui tempi di realizzazione e sanzioni serie per chi non li rispetta. Il tutto senza rinunciare agli opportuni controlli in campo ambientale.

Di fronte a un quadro energetico mondiale che si sta rapidamente evolvendo, è infatti bene non farsi cogliere impreparati. Report recenti sono concordi, la green energy sta facendo passi da gigante: nello stesso giorno in cui la Solar Power Europe rendeva pubblici i dati sul superamento del nucleare da parte delle energie da fonti rinnovabili, il BP Statistic Review of World Energy sull'evoluzione del mix energetico internazionale ha rivelato che nel 2014, anno di bruschi rallentamenti per tutte le altre fonti, le rinnovabili sono cresciute del 12%. E c'è di più: stando al rapporto dell'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), la green energy non è più esclusiva dei Paesi OCSE. Anzi, dal 2000 ad oggi non solo gli Stati con obiettivi nelle energie rinnovabili nel mondo sono quadruplicati, ma ben 131 su un totale di 161 sono Paesi in via di sviluppo, che hanno assunto un ruolo di guida nell'adozione di politiche energetiche fossil free.

A quanto pare, quindi, una rivoluzione globale è ufficialmente in atto: se e soprattutto come farne parte nel futuro prossimo e venturo si decide al più presto.

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