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Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell'Ambiente, il tema centrale di quest'anno è il legame tra ambiente e spreco alimentare. Nutrizione e rispetto del pianeta sono anche i temi alla base di Expo 2015, location prescelta per festeggiare la ricorrenza.
Ridurre lo spreco di cibo del 50% entro il 2020. Promuovere un'agricoltura sostenibile. Incoraggiare stili di vita sani e combattere l'obesità. Sono questi i tre obiettivi del Protocollo di Milano presentato lo scorso aprile in vista di Expo2015 e rilanciato dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente.
Una ricorrenza promossa dall'Onu, che quest'anno dedica una particolare attenzione al legame tra ambiente e spreco alimentare, con il tema "Sette miliardi di sogni. Un Pianeta, Consumare con cautela", riferendosi anche all'Expo di Milano. "Il tema scelto si rifà all'obiettivo 'fame zero' che l'Onu si è posto, ma anche al messaggio dell'Expo 2015 'Nutrire il pianeta", ha spiegato Achim Steiner, direttore del programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite.
Secondo i dati presentati dalla Fondazione BCFN, ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate, un terzo della produzione mondiale. E basterebbe un quarto del cibo gettato via come spazzatura per nutrire 795 milioni di persone che soffrono la fame.
Gli sprechi di cibo avvengono a diversi livelli della filiera alimentare, dalla produzione al consumo finale. Nello studio della Fao intitolato "Global Food Losses and Food Waste" (Perdite e spreco alimentare a livello mondiale) si legge che perdite e sprechi alimentari sono fortemente condizionati dalla situazione economica specifica dei vari Paesi. Mentre per i Paesi in via di sviluppo c'è molta strada da fare per ridurre le perdite nella prima parte della filiera alimentare, a livello di produzione, raccolto e lavorazione, nei Paesi sviluppati i maggiori problemi si hanno a livello di vendita al dettaglio e consumo finale. Tuttavia, complessivamente, non sembra esserci differenza tra Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo in termini di quantità di cibo sprecato, rispettivamente 670 e 630 milioni di tonnellate.
A farne le spese è anche l'ambiente. Le tonnellate di cibo che non vengono utilizzate si traducono infatti in miliardi di tonnellate di CO2 prodotte inutilmente e in milioni di metri cubi d'acqua sprecati. Come riporta la Fondazione BCFN "Il Carbon footprint globale del cibo perso e sprecato a livello globale è di circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 ed equivale al 6-10% circa delle emissioni di gas serra antropogenetiche, cioè prodotte dall'uomo".
In Europa il 42% degli sprechi alimentari avvengono tra le mura di casa. 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato, una media di 180 kg pro capite. In Italia ogni anno finiscono tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari: 35% dei prodotti freschi (latticini, carne, pesce), il 19% del pane e il 16% di frutta e verdura. Per un valore di circa 37 miliardi di euro. Un costo di 450 euro all'anno per famiglia. Cibo che basterebbe a sfamare, secondo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone. E si aggiungono gli enormi costi ambientali: lo spreco di cibo in Italia determina una perdita di 1226 milioni di m3 l'anno di acqua e produce l'immissione nell'ambiente di 24,5 milioni di tonnellate CO2 l'anno, di cui 14,3 milioni per gli sprechi domestici.
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