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La multiutility Iren ha avviato le procedure per il riconoscimento dell'impianto come R1 e per poter così accogliere rifiuti anche da altre Regioni: la chiusura dell'impianto si fa sempre più improbabile.
Dalla chiusura al potenziamento: il destino dell'inceneritore di Parma sembra molto diverso da quello che i cittadini si auguravano. Per contrastare il funzionamento a basso regime, la multiutility Iren ha già avviato le pratiche per lo smaltimento dei rifiuti provenienti anche da fuori Provincia. Per poter fare questo, infatti, è necessaria la classificazione dell'impianto di Ugozzolo come "impianto di recupero energetico R1": in questo modo, secondo quanto stabilito dal Decreto Sblocca Italia, si potrebbero superare i limiti del bacino territoriale e istituire il funzionamento a pieno regime.
L'autorizzazione può essere concessa in seguito alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e alla modifica dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA): per avviare le procedure Iren ha già inviato, in data 20 maggio, tutta la documentazione necessaria al Comune, alla Provincia e alla Regione.
La scelta è strategica per Iren: attualmente, con i soli rifiuti provenienti dal territorio parmense, l'impianto non raggiunge il tetto massimo impostogli di 130mila tonnellate di rifiuti l'anno. Tuttavia, secondo uno studio condotto da Oikos Progetti e commissionato proprio da Iren, nel 2014 l'impianto ha accolto 120.900 tonnellate di rifiuti.
Considerando che l'impianto è stato aperto nell'agosto dello stesso anno, le previsioni per il 2020 sono di un superamento della soglia massima attuale e il raggiungimento delle 195mila tonnellate. Il tutto, riporta lo studio, a fronte di una situazione del tutto invariata in termini di emissioni inquinanti: ad aumentare dovrebbero essere soltanto le quantità di rifiuti trattati. Ciò non basta, però, a dichiarare invariato anche l'eventuale impatto ambientale globale: ad aumentare sarebbero le emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto dei rifiuti, stimati in 16 mezzi al giorno.
E' un vero e proprio braccio di ferro, dunque, quello in corso tra la multiutility e l'amministrazione comunale che, sin dall'apertura dell'impianto, si è impegnata ad ottimizzare la raccolta differenziata per ridurre l'apporto di rifiuti all'inceneritore. Nonostante il raggiungimento della soglia del 70% dei rifiuti destinati alla raccolta differenziata, gli sforzi potrebbero quindi risultare benefici per l'ambiente, ma del tutto privi di potere nei confronti dell'impianto. Le strade, a questo punto, sono due, completamente divergenti: l'inceneritore è destinato allo spegnimento o a diventare un punto di riferimento per lo smaltimento rifiuti su territorio nazionale?
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