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Dalla collaborazione tra Fater e Contarina Spa è nato, in provincia di Treviso, il primo impianto dedicato al riciclo dei prodotti assorbenti per l'igiene.
Iniziamo ad inquinare ad appena poche ore dalla nostra nascita, con un impatto ambientale la cui portata non è sempre conosciuta: i pannolini usa e getta sono tra i rifiuti urbani prodotti in maggiore quantità e costituiscono rifiuti non recuperabili.
A questi si aggiungono gli assorbenti usa e getta per l'igiene femminile, anch'essi utilizzati in gran numero e, anch'essi, finora destinati alla raccolta indifferenziata. Per entrambe le tipologie di prodotto, i numeri sono tutt'altro che contenuti: ogni tre mesi, un bambino consuma, in media, 500 pannolini. Il numero corrisponde anche agli anni necessari alla completa degradazione di ognuno di essi.
Non va meglio con gli assorbenti femminili: basti pensare che, nel corso della vita, una donna ha le mestruazioni per una media di 40 anni di vita e che il ricorso a prodotti usa e getta resta, ancora oggi, il più diffuso. Ogni anno solo in Italia, vengono consumati 6 milioni e mezzo di pannolini, per un totale di 900mila tonnellate di prodotti assorbenti. Tutti questi prodotti sono stati finora destinati alle discariche o agli inceneritori, ma qualcosa oggi è cambiato.
E' stato inaugurato a Spresiano, in provincia di Treviso, il primo stabilimento italiano dedicato al riciclo dei pannolini e degli assorbenti igienici. Nato dalla collaborazione tra Contarina Spa e Fater, l'impianto promette di trattare, in fase iniziale, 1500 tonnellate annue di rifiuti, per poi arrivare a 8000 una volta attivo a pieno regime.
Da ogni tonnellata di rifiuti, l'impianto è in grado di ricavare 350 kg di cellulosa e 150 kg di plastica. Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione dell'Istituto di Ricerca Ambiente Italia e si è potuto avvalere del co-finanziamento da parte dell'Unione Europea. Una volta superata la prima fase di sperimentazione, infatti, il modello di riciclo di prodotti assorbenti potrà essere esportato nel resto d'Europa, abbattendo i numeri relativi alla produzione di rifiuti urbani destinati alle discariche e gli inceneritori.
Attualmente, i test mostrano un tasso di recupero pari circa al 100% delle frazioni teoricamente valorizzabili, con un tasso di impiego effettivo nel riciclo, dedotti gli scarti, pari all'84%. A rendere l'intero progetto ancora più sostenibile è il processo carbon negative, in grado cioè di evitare grazie al riciclo più Co2 di quanta ne venga generata durante le varie fasi di lavorazione.
Sostenibili sono anche i materiali utilizzati per la lavorazione, la quale avviene in assenza di additivi chimici o combustione. I vari strati di materiale assorbente vengono aperti e separati, lavati, infine sterilizzati tramite vapore a pressione. Segue l'asciugatura e la separazione delle componenti, al fine di recuperare la plastica e la cellulosa, utilizzabili per nuovi processi produttivi.
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