Obiettivo Waste End: l’Italia riparte dagli scarti
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Obiettivo Waste End: l’Italia riparte dagli scarti

Il rapporto presentato da Symbola e da Kinexia delinea gli obiettivi necessari alla creazione di un'economia circolare entro il 2020, rivoluzionando la gestione dei rifiuti.

La ripresa economica deve passare attraverso un cambiamento di forma, inteso anche in senso letterario: è sull'economia circolare che, secondo Symbola e Kinexia, è necessario puntare per un futuro che sia davvero sostenibile.

Al centro del cambiamento, i rifiuti: la vera sfida, come indicato nel recente rapporto presentato dai due gruppi citati "Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy", parte dal comparto dei rifiuti. Da solo, esso è in grado di trasformare in modo profondo e radicale l'intero sistema economico attuale, separando in modo molto netto l'evoluzione dei prodotti e quella delle risorse.

Il termine del ciclo di vita di un prodotto deve coincidere sempre meno con l'esaurimento della materia con cui è realizzato: essa deve, invece, diventare un punto di ricongiungimento circolare attraverso il recupero, il riciclo e il nuovo sfruttamento in ambito produttivo.

Una rivoluzione che Kinexia e Symbola prevedono si possa effettuare in tempi relativamente brevi: all'interno dello studio presentano, infatti, una ricetta che prevede una diminuzione dei rifiuti attualmente conferiti in discarica o destinati all'incenerimento nella misura di due terzi rispetto alle condizioni attuali.

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Gli obiettivi per il 2020 possono venire così riassunti: i rifiuti conferiti in discarica devono scendere dagli attuali 38% del totale dei rifiuti prodotti al 12%, raddoppiando la differenziata, attualmente attestata intorno al 43%. Anche i rifiuti urbani dovrebbero venire tagliati di due terzi, passando dal 57% al 18%, mentre l'incenerimento dovrebbe venire più che dimezzato, passando dal 17% al 7%.

Tutto questo è possibile soltanto attraverso una forte implementazione dei sistemi di riciclo, con dirette ricadute economiche ed occupazionali: si dovrebbe far fronte al riciclo di 24 milioni di tonnellate di materia, con la necessità di circa 22mila nuovi lavoratori all'interno del comparto dei rifiuti. In questo scenario, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall'attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%.

Si arriverebbe, così, ad abbandonare gli impianti di termovalorizzazione e le discariche quali soluzioni primarie allo smaltimento dei rifiuti, come sottolineato all'interno del rapporto. Per raggiungere gli obiettivi segnalati in "Waste End", il cambiamento non dovrebbe riguardare soltanto il recupero dei rifiuti, ma anche tutti i settori produttivi e le abitudini al consumo.

Un impegno, insomma, a livello globale per il riconoscimento del valore della materia e delle potenzialità degli scarti, non distante da quanto delineato recentemente dal prestigioso periodico britannico "The Guardian", anch'esso alle prese con previsioni per il 2020.

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