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Il 2015 riserva molte occasioni per riflettere e agire contro lo spreco alimentare, problema globale che, causando un'impronta di carbonio di 3.3 miliardi di tonnellate, si colloca al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2, dopo USA e Cina.
Spreco di cibo e produzione di CO2, due problemi enormi collegati in un perverso circolo vizioso. I dati del rapporto "Food wastage footprint. Impacts on natural resources", realizzato dal "Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali" della Fao nel 2013 e commentato recentemente dal WWF, rivelano che l'impronta di carbonio del cibo sprecato ogni anno viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che si inserisce al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale, dopo Cina e Stati Uniti.
Un dato sconcertante di per sé, se si pensa che si riferisce a risorse prodotte e gettate senza essere utilizzate, ma le ripercussioni non si esauriscono qui: l'aumento di CO2 nell'atmosfera e il conseguente effetto di surriscaldamento, infatti, può a sua volta ridurre la produttività agricola, erodendo le disponibilità alimentari a livello globale. La perdita di terra, acqua e biodiversità attribuibile allo spreco alimentare, così come l'impatto da esso provocato sul cambiamento climatico, rappresentano un costo elevato per l'intera società, difficile da quantificare. Non è altrettanto complicato, tuttavia, intuirne la portata se si pensa che il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie mondiale occupata da terre agricole. Il tutto in un mondo in cui ci si chiede come far fronte, in un futuro prossimo, a una crescente domanda di cibo.
Le occasioni per riflettere sul tema e prendere seri provvedimenti su più fronti non mancano di certo: il 2014, Anno europeo contro lo spreco alimentare, attraverso le azioni della SERR (Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, 22-30 novembre 2014) ci ha condotti nel nuovo anno, destinato a ospitare da un lato l'Expo 2015, dall'altro il Vertice mondiale di Parigi #COP21. E se per "nutrire il pianeta", come recita l'ormai celebre claim dell'evento di Milano, non si possono trascurare gli oltre 8 miliardi di euro di cibo che vengono gettati nella spazzatura nella sola Italia. Allo stesso modo la conferenza di Parigi rappresenta l'ennesima chance per impegnarsi concretamente e globalmente nella riduzione delle emissioni di CO2.
Ed ecco, dunque, che ridurre gli sprechi alimentari può diventare chiave e anello di congiunzione per spezzare il suddetto circolo vizioso. La Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, tenutasi in Italia lo scorso 5 febbraio, vi ha posto l'accento: una volta tanto, gli strumenti sono molteplici e alla portata di tutti. Accanto a campagne informative rivolte alla grande distribuzione e al food service (che troppo spesso perde risorse fino al 50% del totale prima ancora che arrivino in tavola), esistono infatti iniziative che consentono di agire a livello privato, personale o familiare.
Il Last Minute Market, il food sharing che si sta rapidamente diffondendo e le molte app dedicate a mettere in contatto cibo in esubero e domanda sono solo alcuni esempi in un vasto ventaglio di possibilità. Alla luce dei drammatici dati esposti, sfruttarle al meglio diventa non soltanto un'opportunità, ma un obbligo morale.
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