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Con un sistema di gestione a rischio, il problema dei rifiuti speciali potrebbe diventare emergenza: secondo i più recenti dati Ispra, il loro volume è quattro volte quello degli scarti urbani, con maggiori rischi ambientali.
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è in rapida crescita: lo attesta il più recente rapporto dell'Istat "Noi Italia. Cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo". Il documento rivela una crescita del 42,3%, relativo al 2012 nei confronti dell'anno precedente, dei rifiuti avviati a raccolta differenziata. Un dato che ancora si discosta negativamente dalla media europea ma che, insieme al progressivo calo della produzione di rifiuti, lascia ben sperare.
A destare nuove preoccupazioni è un altro quadro recentemente emerso e che svela una problematica finora passata in secondo piano: gli scarti urbani sono pari ad appena un quarto dei rifiuti speciali prodotti annualmente. All'interno di tale categoria, i rifiuti pericolosi, ancor più dannosi per l'ambiente, sono addirittura in crescita (+8,1%).
Questo è il quadro che emerge dal Rapporto 2014 Rifiuti Speciali redatto dall'Ispra, con dati che fanno riferimento al 2011 e al 2012. La gravità del problema si specchia nei dati che riguardano le quantità di rifiuti speciali annualmente prodotti: 137,2 milioni di tonnellate nel 2011 e 134,4 milioni di tonnellate nel 2012. 9,4 milioni sono invece le tonnellate di rifiuti pericolosi.
La loro provenienza è varia e non permette di individuare un unico settore critico: 55 milioni di tonnellate provengono da costruzioni e demolizioni, mentre 28 milioni di tonnellate derivano dal trattamento dei fanghi di depurazione. 1,2 milioni di tonnellate sono invece relative a veicoli fuori uso.
La quantità di rifiuti speciali e pericolosi prodotta non è l'unico aspetto allarmante: per quanto riguarda la loro gestione l'Italia rivela una situazione a macchia di leopardo, con conferimento in discarica in proporzioni variabili. Così, la Regione più virtuosa risulta essere la Toscana: nonostante si trovi in sesta posizione per quanto riguarda la quantità di rifiuti pericolosi prodotti, solo l'8% di essi finisce in discarica o negli inceneritori.
Anche in questo caso, però, è evidente l'ampio margine di miglioramento. Il rapporto mette in luce la necessità di una strategia operativa a livello nazionale e la determinazione di procedure universalmente valide sul territorio, che possano garantire il minor impatto ambientale possibile e assicurare a tutti i rifiuti speciali e a tutti i rifiuti pericolosi un trattamento adeguato alla tipologia di scarto. L'urgenza è ancor più evidente se si tengono in considerazione le recenti e imminenti novità, con l'entrata in vigore della nuova classificazione e dei criteri europei prossimi all'applicazione obbligatoria, che rischiano di mettere ancor più in crisi l'intera gestione.
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