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Una chiazza di rifiuti grande quanto un Continente minaccia l'ecosistema marittimo: presto una spedizione ne determinerà la portata.
Alcune isole del Pacifico offrono distese incontaminate d'acqua, da abbracciare con lo sguardo mentre ci si rilassa su un morbido e finissimo tappeto di sabbia. Altre, invece, offrono superfici irregolari composte dai più disparati tipi di plastica. Non ci si può certo prendere il sole, e nemmeno camminarci, eppure il timore è che almeno una di esse sia grande quanto il Texas, o forse molto di più.
Nonostante l'area del mondo in cui si trova attualmente rimandi ad un immaginario esotico, l'isola ha ben poco di romantico: la Great Pacific Garbage Patch, ovvero la "grande chiazza di immondizia del Pacifico", sta preoccupando il mondo e presto un gruppo di studiosi partirà, a bordo di un trimarano, alla volta della sua esplorazione.
L'esistenza di quest'isola di rifiuti non è una scoperta odierna: se ne parlò già nel 1988 in una relazione dell'americana National Oceanic and Atmospheric Administration, quando l'agglomerato plastico aveva già trent'anni alle spalle e dimensioni minori di oggi. E, probabilmente, di quelle che avrà tra qualche anno: le correnti degli oceani continuano a far confluire i rifiuti plastici tra loro e, se dovessimo smettere oggi stesso di inquinare i mari, ci vorrebbero ancora anni prima di poter comprendere la portata totale di questo fenomeno distruttivo per gli ecosistemi acquatici.
Una prima idea della gravità della situazione la forniscono i dati diffusi dall'Algalita Marine Research Foundation, secondo la quale i rifiuti che compongono l'enorme isola nell'area di convergenza del Vortice Subtropicale del Nord del Pacifico sono circa 3 tonnellate di materia plastica. Il dato non tiene conto delle altre isole presenti negli oceani e dei rifiuti non ancora agglomerati, dei quali ancora non si conoscono numeri e dimensioni.
Dati più precisi, però, li avremo soltanto al termine dell'esplorazione da parte degli studiosi della Race for Water Foundation, in partenza dal porto di Bordeaux il prossimo 15 marzo. La spedizione, della durata prevista di 300 giorni, permetterà di determinare per la prima volta i confini dell'isola di plastica, insondabile tramite satellite. E nell'attesa, forse si potrebbe ingannare il tempo rivedendo le proprie abitudini di utilizzo e smaltimento della plastica.
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