Stop rifiuti alimentari, alimentiamo il pianeta
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Stop rifiuti alimentari, alimentiamo il pianeta

Ogni giorno, grandi quantità di alimenti che avrebbero potuto essere consumati (o avere altri usi) vengono sprecati. Come possiamo agire per ridurre la quantità di cibo che sprechiamo?

Quest'anno la tradizionale Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR 2014), dal 22 al 30 novembre, ha avuto come tema la lotta contro lo spreco alimentare.
Imparare a ridurre la quantità di rifiuti prodotti è cosa ben diversa dall'effettuare una raccolta differenziata corretta e completa. La seconda è indispensabile per evitare di sprecare materiali pregiati che possono essere trasformati e riutilizzati, ma è solo riducendo la produzione di rifiuti che si dimostra reale sensibilità verso l'uso delle risorse ambientali. "Lo spreco alimentare è una delle forme eticamente più odiose della produzione di rifiuti – ha sottolineato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Gallettiperché innesca un consumo di risorse inutile e riprovevole a fronte della carenza di cibo di cui soffrono ampie aree del mondo".

Nell'ambito della SERR 2014, l'Università di Bologna ha ospitato il convegno internazionale Stop food waste, feed the planet promosso dal ministro Galletti con la partecipazione del Comitato tecnico-scientifico di implementazione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti presieduto dall'agro-economista Andrea Segrè.

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Il convegno è stato occasione per presentare la "Carta di Bologna" contro lo spreco alimentare, ideata per definire azioni comuni in tema di lotta allo spreco alimentare in Europa, sulla base di una definizione per la prima volta condivisa del "food waste", ma anche di metodologie uniformi di quantificazione dello spreco alimentare, azioni comuni da intraprendere, target da raggiungere e modalità di monitoraggio nel tempo per i risultati conseguiti. Un elenco di "dieci azioni concrete per contrastare lo spreco alimentare a livello internazionale", ha spiegato Andrea Segrè, che sarà proposto ai governi europei per un'adozione congiunta, anche in sede di Expo 2015.

Tante le iniziative concrete da mettere in pratica: in bar e ristoranti di tutta Italia verranno recuperati ad esempio gli scarti di cibo, mentre numerosi chef insegneranno come trasformare gli avanzi in succulente pietanze, secondo lo slogan ripreso dal commissario Ue all'ambiente, Karmenu Vella "Con gli avanzi cerchiamo di riempire la pancia, non i bidoni della spazzatura!".

Ogni anno un terzo del cibo prodotto finisce sprecato lungo la filiera alimentare e 805 milioni di persone sono cronicamente sottonutrite. Lo spreco annuo di cibo sul pianeta vale 2060 miliardi, una volta e un terzo l'intero PIL italiano, inclusi i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi. Ma le percentuali sono ben diverse: in Africa e nel Sud-Est Asiatico si sprecano fra 6 e 11 chili di cibo all'anno, in Europa e Nord America si oscilla tra 95 e 115 chili di cibo sprecato. Nella sola Europa ogni anno si sprecano più di 100 milioni di tonnellate di cibo.

In Italia, Last Minute Market ha rilevato che lo spreco annuo di cibo è di 1.461.018 tonnellate per il residuo agricolo in campo (3,08%), di 2.036.430 tonnellate in ambito industriale-produttivo, di 270.776 tonnellate per lo spreco nella distribuzione. Senza contare il costo dello spreco domestico che nel 2013, secondo l'Osservatorio Waste Watcher, è costato 8,1 miliardi di euro, pari a circa 2,5 chilogrammi di cibo gettati ogni mese, per un costo di 32 euro al mese. La crisi economica ha ridotto lo spreco di cibo del 57%; per risparmiare, gli italiani hanno iniziato a programmare meglio le proprie spese ed i propri consumi, riducendo le quantità acquistate, riutilizzando gli avanzi e prestando maggior attenzione alle scadenze.

Le perdite e gli sprechi di cibo avvengono a diversi livelli del percorso dalla produzione al consumo finale. Possono verificarsi a livello di produzione e raccolto, a causa di intemperie, di malattie o infestazioni, o a causa di difetti nel sistema di coltivazione o trasporto. Può verificarsi invece durante la trasformazione dei prodotti, che produce gli scarti della produzione alimentare. Gli scarti possono anche avvenire nella fase di distribuzione all'ingrosso, dove il cibo resta invenduto perché non corrisponde ai canoni estetici dei compratori. La ristorazione e il consumo domestico, in ultimo, creano scarti alimentari a causa delle porzioni eccessive, della mancata consumazione degli alimenti entro la data di scadenza e di difficoltà ad interpretare l'etichetta e le indicazioni relative alla consumazione.
Mentre per i Paesi in via di sviluppo c'è molta strada da fare per ridurre le perdite nella prima parte della filiera alimentare nei Paesi sviluppati i maggiori problemi sono nella fase di consumazione (ristorazione e consumo domestico).

Ci sono però delle piccole azioni quotidiane che i cittadini e consumatori possiamo mettere in atto per contribuire a ridurre il proprio spreco alimentare e di conseguenza la propria impronta ecologica come:

- fare la lista della spesa e comprare solo quanto necessario;
- comprare se possibile da produttori locali;
- scegliere prodotti di stagione;
- usare meno trasformati e più ingredienti;
- imparare a cucinare con quello che c'è, usando avanzi e scarti:
- non servire porzioni eccessive!

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