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La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha approvato l'accordo, raggiunto dal Consiglio, per limitare l'uso dei sacchetti monouso in plastica leggera nei paesi dell'Unione Europea.
24 novembre, Strasburgo. Il voto della Commissione Ambiente ha approvato l'accordo, raggiunto pochi giorni prima tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, per limitare drasticamente l'utilizzo dei sacchetti di plastica nei ventotto Paesi dell'Unione Europea.
Un "passo storico": così la deputata ecologista danese Margrete Auken, che ha negoziato a nome del Parlamento Europeo, definisce l'approvazione del pacchetto di norme destinato ad arginare l'imponente impatto ambientale che le buste di plastica hanno sull'ambiente.
A essere presi di mira sono i sacchetti con uno spessore inferiore a 50 micron, che rappresentano la quasi totalità delle borse in plastica messe sul mercato ogni anno e che, entro il 2025, dovranno essere ridotti del 90% rispetto al 2010. L'introduzione di un'etichetta obbligatoria per distinguere i sacchetti biodegradabili da quelli che biodegradabili non sono, servirà da supporto per raggiungere questo ambizioso obiettivo.
Scegliere liberamente se imporre un prezzo alle buste usa e getta entro la fine del 2018, oppure impegnarsi a ridurre il consumo medio a 90 sacchetti pro capite a partire dalla fine del 2019 e a 40 a partire dalla fine del 2025 spetta ai singoli stati membri, sulla base di peculiarità e numeri specifici. Se la media attuale europea pro-capite per anno, infatti, è di circa 200 sacchetti, le differenze tra i paesi sono enormi, spaziando dai 460 della Polonia ai 4 della Danimarca.
Ma sul tema delle buste di plastica non biodegradabili è stata l'Italia a fare da apripista, mettendole al bando già nel 2011 e divenendo l'oggetto di una procedura di infrazione per aver addirittura vietato, in contrasto con le norme europee, l'uso di molte borse con uno spessore superiore e inferiore ai 50 micron.
"Manca ancora una presa di posizione europea sui sacchetti oxo-biodegradabili, che frammentandosi in micro-plastiche, inquinano l'ambiente e aggravano il problema dei rifiuti" ha detto Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo, commentando l'assenza di riferimenti alla suddetta tipologia di buste nell'accordo. "Aspettiamo un ulteriore intervento dell'Unione su questo problema".
Nell'attesa, i privati possono essere decisivi per estirpare il problema alla radice e contribuire a dire l'addio definitivo ai sacchetti di plastica: la classica shopper di stoffa, sostenibile e riutilizzabile, è senz'altro il metodo più semplice ed efficace. Da parte sua la SERR, Settimana Europea sulla Riduzione dei Rifiuti da poco conclusasi, ha fornito pretesto e spazio ottimali per riflettere sul tema e fornire soluzioni ad ampio raggio in ambito prevenzione: non resta che metterle in pratica, tutto l'anno, entro e oltre le direttive europee.
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