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San Francisco sarà la prima municipalità ad approfittare dell'Urban Agricolture Incentive Zones Act, programma di riduzione delle imposte per i terreni urbani destinati all'agricoltura.
Alimentare le grandi città con l'autoproduzione e l'agricoltura urbana: ecco una sfida che le amministrazioni di tutto il mondo farebbero bene a mettere in agenda.
San Francisco si dedica all'orticoltura da anni, ma la legge adottata recentemente dalla municipalità va oltre quanto realizzato fino ad ora: il territorio di San Francisco sarà infatti il primo a cogliere l'opportunità, offerta dallo Stato della California alle aree urbane con almeno 250.000 abitanti, di ottenere un incentivo economico teso alla produzione di cibo in ambito metropolitano.
Si chiama Urban Agricolture Incentive Zones Act e garantisce una riduzione delle imposte per quei proprietari terrieri che destinano i loro appezzamenti a scopi agricoli per almeno cinque anni. I terreni dovranno soddisfare specifiche caratteristiche in termini di dimensione e tipologia, ma si spera abbiano un ruolo chiave nel risolvere la pressione originata dalla discrepanza tra il grande numero di aspiranti agricoltori e l'effettiva disponibilità di orti comunitari.
Anziché essere la mancanza di iniziativa, il problema a San Francisco è infatti lo spazio limitato: gli abitanti chiedono a gran voce più terra da coltivare. David Chiu, supervisore incaricato di scrivere la normativa locale, ha dichiarato: "Ho sentito di centinaia di residenti che vorrebbero avere l'opportunità di coltivare la terra, ma le liste d'attesa per un lotto dei nostri orti comunitari è di oltre due anni".
Un dato che può stupire, ma che acquista significato se si guarda alle previsioni degli esperti: si stima, infatti, che entro il 2030 il 70% della popolazione mondiale abiterà in città. Un vero e proprio spostamento di massa che - non è un segreto - è in atto da tempo in tutto il pianeta. Ma cosa comporta, come può influire concretamente sulle nostre vite? Più di quanto possa sembrare a un occhio superficiale: andando di pari passo con la diminuzione dei contadini, lo spopolamento delle zone rurali non può che influenzare l'offerta dei prodotti agricoli. Parallelamente, aumentando la distanza fra consumatori e produttori, la consapevolezza sull'origine e i processi che portano i cibi in tavola si riduce ulteriormente e inesorabilmente. Il tutto a discapito di qualità, conoscenza e libertà di scelta.
Come fare, dunque, per permettere un approvvigionamento di cibo sostenibile alle città? Molti consumatori responsabili, in più parti del mondo, hanno trovato la risposta organizzandosi, privatamente o in gruppo, per mettere in pratica progetti legati all'agricoltura urbana. Con una politica per molti versi all'avanguardia, la California dà ufficialità a queste iniziative, incentivandole a livello legislativo ed economico. E se San Francisco fa da capofila, anche altre città vicine, come Fresno e Sacramento, si stanno muovendo per aderire al programma.
Da anni Carlo Petrini e il movimento Slow Food avvertono che è tempo per i consumatori di superare il loro ruolo passivo di semplici destinatari finali per diventare co-produttori, informati e consapevoli dell'origine del cibo.
Quale modo migliore per farlo se non contribuire a coltivare la propria città?
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