Sostenibilità
Kart è la serie di sedie di design firmata Xavier Degueldre. La particolarità? Sono ricavate dal riciclo di carrelli della spesa a fine vita.
Come molti bambini, il piccolo Xavier adorava solcare le corsie dei supermercati seduto sul carrello della spesa, sospinto dai genitori. Anni dopo, divenuto padre, riceve dal figlio Maximilien una di quelle domande che, se ci si ferma un po' a riflettere, possono cambiare la vita: dove vanno a finire i carrelli del supermercato dopo la loro “morte”? Da quel momento, Degueldre decide di impiegare il suo talento di designer per dare a al quesito una risposta che non contempli la discarica, abituale destinazione di questi oggetti dopo 10 o 15 anni di onorato servizio.
È così che, nel corso di un anno di studi, test e prototipi, viene messa a punto la linea Kart by Degueldre, una serie di sedute per interni ed esterni, per adulti e piccini, prodotta a partire dai carrelli della spesa dismessi.
Un classico esempio di upcycle, il riciclo creativo di cui tanto si parla e che non trova nel linguaggio corrente italiano una traduzione efficace: un oggetto impersonale, standardizzato e ormai inutilizzato come il carrello della spesa a fine vita viene nobilitato, trasformandosi in un prodotto rinnovato nell'uso e nell'aspetto. Un valore che, in questo caso, è anche economico, dato che una sedia Kart, personalizzabile nella forma, nel colore e nelle rifiniture, può arrivare a costare fino a 1400 euro.
Parte di tali cospicui proventi vengono, tuttavia, rimessi in circolo in modo virtuoso, andando a finanziare i progetti della Soeur Emmanuelle Association (ASMAE), ONG che opera nel campo della solidarietà infantile internazionale in 8 paesi dislocati in Africa, Asia ed Europa.
“Il carrello della spesa è l'emblema del consumismo esasperato” dichiara Degueldre attraverso la pagina del suo sito. “E' per me una scelta imprescindibile destinare parte dei guadagni ricavati dalla vendita dei prodotti Kart all'associazione Soeur Emmanuelle, che si prende cura di coloro che, proprio da questi modelli di vita consumistici, sono relegati ai margini”.
