L’EPR come strumento di crescita della Green Economy
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L’EPR come strumento di crescita della Green Economy

L'EPR rappresenta in tutti i paesi europei uno strumento economico di forte stimolo per la corretta gestione dei rifiuti, per la crescita del settore del recupero e, quindi, di un comparto strategico della green economy.

Responsabilità estesa del produttore. È stato questo il tema dell'Assemblea Nazionale Programmatica organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy il 16 settembre scorso. L'iniziativa si iscrive nell'ambito dei lavori preparatori degli Stati Generali della Green Economy 2014 che si terranno il 5-6 novembre 2014 a Rimini in occasione della manifestazione Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente.

Esponenti della Green Economy nazionale impegnati nello sviluppo dell'eco-efficienza, della rinnovabilità dei materiali e del riciclo dei rifiuti si sono confrontati in merito all'applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore focalizzando l'attenzione sul'attuale situazione italiana e sullo stato di attuazione della normativa vigente.

La Responsabilità estesa del produttore (EPR) può essere definita come una strategia di protezione ambientale volta a ridurre l'impatto ambientale totale di un prodotto o di una merce, rendendo il produttore responsabile del loro intero ciclo di vita, in particolare per il ritiro, il riciclo e lo smaltimento finale.

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L'importanza del ruolo degli schemi di EPR come strumenti chiave per migliorare la gestione dei rifiuti è stata sottolineata più volte dall'Unione Europea. Il tema è stato affrontato anche nel recente Consiglio informale dei Ministri dell'Ambiente europeo che si è svolto a Milano riprendendo le indicazioni al centro della Comunicazione della Commissione europea "Verso un'economia circolare: un programma per un'Europa a rifiuti zero".

L'Assemblea, che si è svolta nella sede Enea a Roma, è iniziata con i saluti di benvenuto di Roberto Morabito, Responsabile Unità Tecnica Tecnologie Ambientali, ENEA, cui hanno seguito gli interventi di numerosi ospiti: Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile; Maurizio Pernice, Direttore generale del Ministero dell’ Ambiente; Joachin Quoden di EXPRA; la giurista ambientale Paola Ficco; Fabrizio D’Amico CDC RAEE; Anna Claudia Servillo, presidente del Comitato di Vigilanza e controllo dell’ accordo di programma sui veicoli fuori uso del MATTM; Giovanni Corbetta di Ecopneus; Tommaso Campanile di CONOE; Marcello Cruciani di Ance; Valentina Lugano di Curti; Riccardo Giordano di Ikea.

"L’appuntamento di stamani è servito per mettere a fuoco il contesto generale in cui può e deve essere agita, in Italia e in Europa, la responsabilità estesa del produttore – ha spiegato nelle conclusioni Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – ma ci ha fornito anche tre spunti sui quali dobbiamo sicuramente lavorare e portare all’attenzione di governo e parlamento, per correggere le nostre debolezze".

Il primo punto riguarda il contributo ambientale Conai che ciascun produttore di imballaggi paga per la loro gestione a fine vita: "È assolutamente necessario legare questa fee – ha spiegato Ronchi – alle performance ambientali del prodotto anche a fine vita. È vero che i criteri di riciclaggio sono difficili da stabilire, tuttavia la non corrispondenza tra fee e riciclabilità è indubbiamente una debolezza del sistema italiano".

Il secondo tema da sollecitare riguarda, invece la misurazione dell’effettivo riciclo e non solo della raccolta differenziata: un errore che costituisce forse la debolezza più grave del sistema italiano di gestione dei rifiuti.

E infine Edo Ronchi ha ribadito ciò che era stato espresso anche da altri relatori, e che ha indicato come terzo punto da portare all’attenzione del legislatore: "Occhio a non fare cadere anche un principio sacrosanto, come la responsabilità estesa del produttore, sul consumatore finale, che altrimenti dopo aver pagato la tassa sui rifiuti si troverebbe a pagare la stessa cosa due volte".

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