Energia
Secondo l'ultima analisi dell'agenzia IRENA, il settore mostra una considerevole crescita in termini occupazionali rispetto al 2012. Le maggiori opportunità in Cina e fotovoltaico.
Nel 2013 a livello mondiale il settore delle fonti rinnovabili ha dato lavoro a 6,5 milioni di persone, il 14% in più rispetto all'anno precedente. Lo rileva il "Renewable Energy and Jobs - Annual Review 2014", il rapporto annuale di IRENA, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, da cui emerge il ruolo significativo svolto dalla energie alternative sia in termini di occupazione che per la crescita dell'economia mondiale.
Nonostante la crisi globale e del settore, si tratta di un importante dato in crescita rispetto al 2012: il rapporto, infatti, evidenzia un aumento di mezzo milione di posti di lavoro legati alle fonti di energia alternative in un solo anno. Un incremento affatto trascurabile come ha sottolineato Adnan Z. Amin, direttore generale di IRENA: "I 6,5 milioni di persone impiegate direttamente o indirettamente nelle rinnovabili dimostrano che questo settore non è più di nicchia, ma sta creando occupazione in modo significativo in tutto il mondo".
Il dato occupazionale è stato plasmato da una serie di fattori: gli spostamenti regionali, i riallineamenti del settore, la crescente concorrenza e i progressi nelle tecnologie e nei processi di produzione 2013.
Dietro questa crescita occupazionale nel settore delle rinnovabili, c'è soprattutto la Cina. I produttori cinesi, infatti, dopo aver tappezzato di pannelli solari l'Occidente, hanno deciso di investire nel mercato interno (IRENA stima un aumento di cinque volte degli impianti solari fotovoltaici cinesi tra il 2011 e il 2013) portando ad un incremento del numero degli occupati nel settore (circa 500.000 nuovi posti di lavoro). In questo modo Pechino ha potuto rafforzare la sua leadership globale con oltre 2,6 milioni di addetti nel 2013.
Secondo posto per il Brasile, con circa 900.000 occupati, che ha fatto delle bioenergie, in particolare nella produzione di bioetanolo (da solo assorbe oltre mezzo milione di persone), il focus del Paese. Bronzo per gli USA con circa 625.000 addetti nel settore (il comparto più virtuoso è il fotovoltaico).
In Europa si possono contare complessivamente 1,2 milioni di occupati nelle rinnovabili. Negli ultimi anni il Vecchio Continente ha risentito delle difficoltà della filiera industriale del fotovoltaico, tuttavia resta leader dell'eolico marino, importante tecnologia emergente delle rinnovabili. A primeggiare sono Germania (371mila) e Spagna (114mila).
L'Italia, invece, è rimasta fuori dalla rilevazione IRENA. Tuttavia, secondo i dati GSE, le fonti energetiche rinnovabili hanno generato 53mila posti di lavoro permanenti (attività di esercizio e manutenzione) e 137mila temporanei (nuove istallazioni), per un totale di 190mila posizioni lavorative che rappresentano il 14% circa degli occupati dell'UE nel settore.
Analizzando il comparto settore per settore, il più dinamico globalmente è il fotovoltaico con 2,3 milioni di posti di lavoro (+65% in un anno), seguito dai biocombustibili liquidi (1,5 milioni) e dall'eolico (830mila).
Rabia Ferroukhi, capo della divisione Knowledge, Policy and Finance dell'IRENA e autore del rapporto, ha spiegato che "la crescente domanda di solare fotovoltaico in Cina e in Giappone ha fatto aumentare l'occupazione nel settore dell'istallazione ed allentato un po' quella dei moduli fotovoltaici a causa delle preoccupazioni per l'eccesso di offerta. Di conseguenza, alcuni prodotti cinesi stanno aggiungendo capacità".
Anche per quanto concerne l'eolico è la Cina, insieme al Canada, a dare la spinta più forte. L'eolico offshore è ancora troppo concentrato in Europa, in particolare in Gran Bretagna e Germania. Nel contempo gli Usa conservano il primo posto come produttore nella filiera dei biocarburanti, mentre il Brasile si conferma il più grande datore di lavoro.
