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Dopo la decisione italiana di vietare la vendita di shopper non biodegradabili, Strasburgo imbocca la stessa direzione e impone una drastica riduzione a tutti gli Stati membri, in favore della tutela degli ecosistemi terrestri e marittimi.
L'Italia ha saputo fornire un esempio virtuoso a tutta Europa in tema di sostenibilità e di impatto ambientale: dopo la messa al bando delle tradizionali borse della spesa in plastica non biodegradabile nel nostro Paese, anche Strasburgo ha deciso di intraprendere lo stesso percorso, imponendo una riduzione dell'80% degli shopper entro il 2019 a tutti gli Stati membri, con un passaggio intermedio costituito dall'obiettivo del 50% entro il 2017. In loro sostituzione dovrà essere promosso l'utilizzo di sacchetti biodegradabili e di origine organica.
La decisione volge a favore della chimica verde e della ricerca nel campo dei materiali organici biodegradabili, da utilizzare in sostituzione alle più inquinanti plastiche. In particolare, il divieto interessa gli shopper più sottili di 50 micron, particolarmente inquinanti e di difficile smaltimento. E' stata fatta eccezione, invece, per i sacchetti ultrasottili utilizzati per la vendita dei prodotti freschi. Il Parlamento Europeo ha deciso di fare un passo avanti nella direzione della sostenibilità, che tuttavia deve ora trovare conferma nel Consiglio, che si riunirà prossimamente per esprimere il proprio voto sull'argomento.
La proposta è stata avanzata dall'europarlamentare danese Margrete Auken, sulla base di una premessa che prende in considerazione il periodo compreso tra il 2010 e il 2013: in tale arco temporale, in Europa si sono utilizzati ben 10 miliardi di shopper leggeri, il 90% dei quali non ha trovato secondo utilizzo ed è finito ad alimentare la filiera dello smaltimento rifiuti. L'inquinamento prodotto da tali rifiuti non riguarda soltanto il Paese di utilizzo e consumo, ma si estende molto oltre: le plastiche nei mari e negli oceani costituiscono una delle più urgenti emergenze dei nostri anni.
Ad oggi, sono cinque le principali isole di plastica presenti negli oceani e censite dall'oceanografo Curtis Ebbesmeyer: le loro dimensioni e la quantità di rifiuti che esse raccolgono sono destinati ad aumentare nel corso dei prossimi anni, quando le maree contribuiranno al raduno delle plastiche fluttuanti, responsabili della morte della flora e della fauna marittima in tutto il mondo.
Sebbene il problema delle plastiche in mare non riguardi soltanto gli shopper, la riduzione imposta dall'Europa è un importante azione di tutela e salvaguardia degli ecosistemi terrestri e marini, importante per arginare un fenomeno le cui dimensioni non sono ancora del tutto note. Ora, per convincere il Consiglio e dimostrare l'efficacia del proprio modello virtuoso, l'Italia ha a disposizione il semestre di Presidenza, che prenderà il via il 1 luglio.
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