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Presentati il 9 aprile scorso al Vinitaly i risultati del progetto del Ministero dell’Ambiente VIVA Sustainable Wine. L’etichetta VIVA ne è emblema e strumento, svelando al consumatore, direttamente sulla bottiglia, la performance ambientale di filiera del vino che contiene.
Congedata con un brindisi, al Vinitaly 2014, la fase pilota del progetto VIVA Sustainable Wine, sperimentazione avviata dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2011 per promuovere l’analisi dell’impatto che il comparto vitivinicolo ha sull’ambiente in Italia. Ora l’etichetta che lo rende visibile al consumatore è apposta sulle bottiglie e pronta per il mercato.
VIVA, ovvero Valutazione dell’Impatto della Viticoltura sull’Ambiente. L’acronimo rivela da sé l’obiettivo del progetto: tracciare la sostenibilità della filiera vite-vino, attraverso uno strumento in grado di fornire dati validati da un ente terzo certificatore e garantiti dal Ministero dell’Ambiente. L’etichetta diventa, così, il mezzo di trasparenza per eccellenza sulla performance ambientale dell’azienda produttrice, rendendo conto tanto dei risultati attuali, quanto del percorso della stessa nel corso del tempo.
Aria, Acqua, Territorio e Vigneto, queste le quattro aree tematiche individuate, che diventano altrettanti criteri d'esame. La prima esprime il totale delle emissioni di gas serra associate direttamente e indirettamente alla produzione di una bottiglia di vino da 0,75 l (carbon footprint); la seconda calcola il consumo di acqua dolce, sul campo e in cantina; la terza indaga le conseguenze, paesaggistiche o socio-economiche, delle attività aziendali sul territorio; l’ultima valuta le pratiche di gestione agronomica (agro-farmaci, concimi, compattamento dei suoli).
La determinazione di parametri standardizzati, accompagnati dai relativi disciplinari, ha permesso alle Università e agli enti di ricerca coinvolti (Agroinnova, Centro di Competenza dell'Università di Torino, Centro di Ricerca per l'Agricoltura Sostenibile dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro di Ricerca sulle Biomasse dell'Università degli Studi di Perugia) di compiere misurazioni specifiche sull'operato di nove aziende. Dall'altro lato, i produttori volontari “sotto esame” (i primi sono stati Castello Monte Vibiano Vecchio, F.lli Gancia & C, Marchesi Antinori, Masi Agricola, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica, ma il progetto è tuttora in fase di ampliamento) hanno visto valutare l'impronta ecologica della loro produzione, garantendo a se stessi un punto di partenza affidabile da cui iniziare un solido cammino di miglioramento verso la sostenibilità.
I dati ottenuti sono accessibili tramite l’etichetta sulla bottiglia, che rimanda con il suo QRcode a una pagina web dedicata contenente una descrizione approfondita del prodotto, valori numerici e grafici. VIVA è, inoltre, disponibile come applicazione per tutti i sistemi mobile, per offrire, nell'ottica della trasparenza, un ulteriore strumento di accesso alle informazioni.
“In vino veritas”, dunque, e così sull'etichetta.
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