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Secondo il rapporto dell'Unep, nel 2013 la quota delle energie pulite è cresciuta a livello globale malgrado il forte calo degli investimenti. E per la prima volta la Cina supera l'Europa.
Aumenta la quota di energia prodotta dalle fonti rinnovabili, nonostante una diminuzione degli investimenti. Lo svela il "Global Trends in Renewable Energy Investment 2014", ultima relazione annuale sull'energia rinnovabile prodotta dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) e da Bloomberg New Energy Finance.
Nel 2013 le fonti rinnovabili hanno fornito l'8,5% dell'energia mondiale, in aumento rispetto al 7,8% del 2012, risparmiando all'ambiente 1,2 miliardi di tonnellate di CO2. Un dato significativo se si pensa alla grande quantità di impianti da fonti tradizionali (carbone in primis) ancora istallati nei Paesi in via di sviluppo.
Crescita che si è registrata nonostante un calo degli investimenti nelle fonti alternative, ad esclusione degli impianti idroelettrici sopra i 50 MW. Il rapporto della Scuola di Francoforte dell'UNEP, infatti, mostra che nel 2013 alle energie rinnovabili sono stati destinati a livello globale 214 miliardi di dollari, il 14% in meno rispetto al 2012 e il 23% rispetto al 2011.
listi questo calo è dovuto allo stato di incertezza economica e politica in cui versano molti paesi. Tuttavia ha influito, almeno in parte, anche la diminuzione dei costi del fotovoltaico. Nel 2013 la costruzione di un impianto ha richiesto, infatti, investimenti minori rispetto all'anno precedente: nell'ultimo anno sono stati istallati sistemi fotovoltaici per una capacità di 39 GW contro i 31 GW istallati nel 2012 a fronte di investimenti superiori.
Nel dettaglio la flessione più marcata negli investimenti è stata a carico del settore della produzione di energia da rifiuti e biomasse, con una riduzione del 28%, e dei biocarburanti che, con un calo del 26%, ha raggiunto la soglia minima degli ultimi nove anni. Nel fotovoltaico gli investimenti sono diminuiti del 20% a 114 miliardi di dollari, mentre poco è cambiato per l'eolico (-1%). Anche le piccole centrali idroelettriche (inferiori ai 50MW) hanno subito un calo significativo (-16%). In netta controtendenza, invece, il settore geotermico che ha visto un incremento del 38% (anche se esso assorbe solo una piccola parte degli investimenti complessivi, circa 2,5 miliardi di dollari).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica , il calo percentualmente più significativo si è avuto in Brasile (-54%) e in Europa (-44%). Più contenuta, invece, è stata la flessione in India (-15%), negli Stati Uniti (-10%) e in Cina (-6%), paese quest'ultimo che per la prima volta supera gli investimenti complessivi in tutta Europa (56 miliardi contro i 48 mld del "Vecchio continente") e diventa il primo investitore mondiale nelle energie rinnovabili.
"Il fatto che l'energia rinnovabile stia guadagnando una quota maggiore della produzione complessiva a livello globale è incoraggiante - ha dichiarato Achim Steiner, direttore esecutivo dell'Unep -. Per sostenere ulteriori passi in avanti, dobbiamo rivalutare le priorità di investimento, spostare gli incentivi, sviluppare la capacità e migliorare le strutture di governance".
di Daniela Buongiorno
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