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La sfida del presidente Usa: aumentare la protezione della popolazione e spingere gli i Paesi emergenti a fare lo stesso.
Il “Climate Action Plan” che il presidente Barack Obama ha illustrato davanti agli studenti della Georgetown University di Washington è sostenuto da tre pilastri: abbattere le emissioni nocive americane entro il 2030, aumentare la protezione della popolazione dai cambiamenti climatici e spingere le economie emergenti a fare altrettanto.
Nel 2012 l’emissione di gas nocivi nell’atmosfera da parte di industrie americana è scesa ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni e Obama vuole “costruire su questi risultati” al fine di “proteggere i nostri figli” puntando a “ridurre l’inquinamento da carbonio di un totale di almeno 3 miliardi di tonnellate entro il 2030” ovvero circa metà dell’inquinamento atmosferico generato in un anno dal settore energetico. Inoltre, grazie allo sviluppo di progetti ad energia eolica e solare su terreni di proprietà del governo, il piano di Obama punta ad arrivare ad alimentare con energia rinnovabile 6 milioni di case entro il 2020.
Abbassare le emissioni è solo il primo step, per Obama “dobbiamo prepararci all’impatto dei cambiamenti climatici che già si fanno sentire sugli Stati Uniti”: le devastazioni portate dall’uragano Sandy lo scorso anno sono all’origine della decisione di “creare task force locali e statali per suggerire al governo quali investimenti fare” per proteggere le comunità che risiedono nelle aree più minacciate. Il piano suggerisce di “ridurre il pericolo di inondazioni, disporre di ospedali più resistenti, mantenere la produttività dell’agricoltura e migliorare lo scambio dei dati fra le agenzie che si occupano del clima”.
Sul piano internazionale Obama punta ad “impegnarsi a sviluppare iniziative tese a far ridurre le emissioni nocive ad altri Paesi” come Cina e India che appartengono alle potenze emergenti più inquinanti.
Insieme i tre pilastri fanno parte di un’unica strategia: inquinare di meno in America, proteggersi dal clima estremo e spingere gli altri Paesi a ridurre l’inquinamento. Così facendo gli Stati Uniti assumono un ruolo da leader su un terreno che li ha visti in passato meno sicuri. Unica nota negativa in questo panorama, la decisione del presidente di approvare il megaoleodotto Keystone X destinato a moltiplicare produzione ed esportazione di greggio.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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