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Come gestire correttamente lo smaltimento dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di tipo professionale
Il Decreto legislativo 151/05, con cui l’Italia ha recepito la Direttiva Europea 2002/96/EC, ha caricato i produttori di attrezzature elettriche ed elettroniche dell’onere della loro raccolta e smaltimento, come rifiuti, quando tali apparecchiature giungono a fine vita.
La direttiva perseguiva inoltre queste finalità:
- prevenire la produzione di rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche;
- garantire la realizzazione di un sistema di raccolta differenziato, recupero e riciclaggio di questi rifiuti;
- favorire la progettazione di nuove apparecchiature atte al loro riutilizzo e recupero;
- vietare l’utilizzo di sostanze pericolose come mercurio, cadmio, piombo ,cromo esavalente, etc.;
- marchiare tutte le apparecchiature con un simbolo indicante agli utilizzatori la necessità di raccolta differenziata.
Questo cambiamento epocale ha generato non poche preoccupazioni nel mondo produttivo tanto da indurre associazioni di categoria a studiare forme di aggregazione, non tanto per colmare la mancanza di conoscenza specifica in materia (da anni le aziende hanno dimestichezza con registri di carico e scarico di rifiuti), ma piuttosto per fare massa critica privilegiando la costituzione di consorzi, rispetto alla scelta (sempre possibile per il professionale) di organizzarsi in proprio.
Ne sono esempio i due Consorzi costituiti in ambito Assofoodtec, Ecocaffè ed Ecoatsa:
- Ecocaffè: Consorzio per la raccolta e lo smaltimento delle macchine per caffè e altre attrezzature ausiliarie da bar, quali macchine professionali per il caffè espresso, macinacaffè, lavatazze, fabbricatori di ghiaccio, frullatori, distributori automatici e altre attrezzature
- Ecoatsa: Consorzio per la raccolta e lo smaltimento di macchine professionali impiegate per la preparazione e la cottura di cibi, quali ad esempio affettatrici, tritacarne, segaossi, impastatrici, forni elettrici, forni a microonde, piastre di cotture, tostiere, macchine per sottovuoto, pelapatate, taglia-verdure, spremiagrumi, lava-cozze, etc.
Risalendo al momento iniziale, la scelta dei produttori è stata quella di definire l’operatività dei Consorzi, di determinarne la struttura gestionale (personale necessario, investimenti opportuni) e prevederne la dotazione finanziaria in funzione della tipologia di consorzio che si era intenzionati a costituire.
Le alternative erano riconducibili ad un ampio ventaglio riassunto in due situazioni limite: quella del consorzio che si sostituisce in toto al produttore e quella del consorzio che agisce per trasparenza. Non che il primo manchi di trasparenza, ma per quest’ ultimo si tratta di un consorzio che opera a favore dei produttori senza sostituirsi ad essi.
All’epoca il consorzio del primo tipo era la forma di consorzio che appariva scontata, in quanto copia dei consorzi esistenti e funzionanti nel campo degli imballaggi (Conai), degli oli esausti e batterie. A questo genere di consorzi si sono ispirati quelli del domestico, i quali manlevano quasi totalmente il produttore da ogni gestione, lasciandogli sostanzialmente l’impegno di gestire presso il proprio punto vendita una piazzola di raccolta quando la figura del produttore coincide con quella del distributore. La scelta di un tale tipo di consorzio sarebbe stata possibile anche per il professionale, ma ritenuta troppo onerosa in un contesto di scarsi volumi. I produttori del professionale avrebbero inoltre perso il controllo delle transazioni e della conoscenza effettiva dei costi ai quali non hanno inteso rinunciare.
Ecocaffè ed Ecoatsa nascono quindi come Consorzi che tengono aggiornati sullo sviluppo delle normative i propri associati, li rappresentano interfacciandosi con gli organi governativi, li assistono negli obblighi da adempiere , negoziano contratti quadro con smaltitori o intermediari di rifiuti. Di questi ultimi, ne controllano la regolarità amministrativa e per i propri consorziati svolgono le pratiche amministrative necessarie, senza tuttavia interporsi mai fra lo smaltitore e il produttore nella singola operazione di ritiro. Si tratta di una forma intermedia tra il consorzio classico e il produttore che assolve in proprio gli obblighi di legge.
Ricevendo dal produttore o dal rivenditore una richiesta di ritiro, i Consorzi, sulla base dei contratti siglati con gli smaltitori, selezionano il preventivo più conveniente che fa partire l’operazione di recupero. L’avvallo rilasciato dal produttore vale sia come ordine di via all’operazione sia come accettazione del preventivo di spesa e quel documento, se il recupero di fatto sarà stato equivalente per qualità e quantità a ciò che ha dichiarato il richiedente, diventa fattura definitiva del servizio di smaltimento.
Questa tipologia di consorzio risolve un problema basilare da sempre oggetto di timore per i produttori: sapere se quel ritiro era dovuto o meno.
Solo il produttore sa, in effetti, se l’utilizzatore o il distributore ha diritto al ritiro o meno, non dimenticando che inizialmente per i cosiddetti “rifiuti storici” l’obbligo di smaltimento era del produttore solo in caso di vendita di un’apparecchiatura nuova equivalente.
Se la valutazione dovesse essere fatta dai Consorzi, il produttore dovrebbe comunicare dettagliatamente le vendite effettuate per metterli in grado di effettuare la valutazione oppure rinunciare al controllo ed accettare l’addebito. In circa sette anni di gestione, i consorzi hanno dimostrato di funzionare in modo snello, rapido ed efficace con piena soddisfazione dei consorziati.
L’ultima problematica in ordine di tempo è stata affrontata con l’entrata in vigore dal 1 gennaio 2011 del regime denominato “new waste” in materia di recupero e smaltimento dei RAEE.
La mancata regolamentazione del sistema di finanziamento dei futuri recuperi e non ultima l’esigenza delle aziende produttrici di apparecchiature professionali di vedere riconosciute e tutelate le particolari peculiarità proprie di questo comparto, hanno fatto sì che Ecocaffè ed Ecoatsa grazie all’esperienza maturata in questi anni di attività, fossero in grado di valutare con sufficiente obiettività i reali effetti dell’applicazione del decreto 151 alle apparecchiature professionali.
Da qui la convinzione di poter offrire un valido supporto alle istituzioni preposte alla stesura dello specifico decreto attuativo, attraverso l’individuazione di tutti quegli elementi utili alla risoluzione delle possibili problematiche che in futuro le aziende saranno chiamate ad affrontare.
Il confronto con le singole realtà aziendali presenti nei consorzi e la loro diversificata rappresentatività merceologica hanno permesso di raccogliere indicazioni tali da costituire materia sufficiente alla formulazione di una proposta di decreto in grado di colmare l’attuale vuoto legislativo in materia.
Tra i vari temi affrontati nel documento dai consorzi, particolare evidenza è stata data al sistema camerale, già chiamato peraltro a svolgere un importante ruolo nell’applicazione del decreto 151, perché ritenuto l’ambito più idoneo a valutare l’evoluzione futura dei costi legati al recupero e allo smaltimento dei RAEE professionali e alle relative quote di accantonamento.
Visti gli sforzi profusi ci si augura che le Istituzioni di riferimento non siano sorde alle richieste del mondo produttivo e diano corso al più presto a regolamentazioni che consentano ai produttori di accantonare quanto dovuto nel pieno rispetto delle leggi.
Nicola Marzaro Pietro Osnato
Presidente Consorzio ECOATSA Presidente Consorzio ECOCAFFE’
* Relazione presentata in occasione del convegno "Il Futuro del Sistema Rifiuti" del maggio 2012
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