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Superato lo choc energetico del 2011 causato dallo stop alle centrali nucleari in conseguenza del terremoto e dello tsunami, il Giappone si avvia a diventare un Paese leader nella produzione di energie rinnovabili.
di Andrea Lupo
In soli due anni l’Impero del Sol Levante è passato dall’essere il quinto Paese ad aver superato i 10 Gw di capacità cumulativa da fotovoltaico dopo Germania, Italia, Cina e Stati Uniti, ad ambire, secondo Bloomberg, al primato solitario nel mercato del fotovoltaico, entro la fine del 2013, superando Cina e Germania.
Questo grazie anche alla politica di incentivi, tra i più alti al mondo, messa a punto dal governo giapponese.
Oltre al fotovoltaico è previsto in forte crescita anche il settore dell’eolico off-shore; secondo dati del Ministero dell’Ambiente giapponese, questo potrebbe arrivare a generare 1,6 miliardi di Kilowatt, pari a circa 8 volte la capacità elettrica attuale.
Il boom delle rinnovabili potrebbe tuttavia subire uno stop a causa dell’inadeguatezza delle reti di trasmissione.
Il sistema elettrico giapponese è formato da 10 reti diverse con una interconnessione molto limitata. Queste 10 reti sono gestite da utility regionali in un regime di simil monopolio.
Già ora molti produttori di rinnovabili lamentano il fatto di non poter fornire energia per la difficoltà di accesso alla rete. Ed in assenza di regolamentazione, le utility possono imporre restrizioni all’accesso a loro piacimento.
Dal canto loro le utility fanno notare che la capacità della rete elettrica è limitata, e diventa difficile gestire un flusso intermittente di energia rinnovabile dovendo al contempo garantire la continuità delle forniture elettriche.
Ma esiste anche un problema oggettivo dato dalle frequenze di linea: tre linee funzionano a 50 Hz mentre le altre sette a 60 Hz.
Una discussione sulla riforma del mercato elettrico è prevista per questo autunno, e potrebbe prevedere un piano di potenziamento della rete di trasmissione, per quanto costoso.
Nel frattempo il Ministero dell’Industria ha annunciato la costruzione sull’isola di Hokkaido (una delle meno popolate del Giappone e con più terreni a disposizione per le rinnovabili) della più grande batteria del mondo, capace di stoccare 60 Mw/h e che si spera possa stabilizzare il flusso di energia proveniente dalla più alta concentrazione di impianti eolici e fotovoltaici del Paese.
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