Media italiani e ambiente: ancora poco spazio nei TG

Media italiani e ambiente: ancora poco spazio nei TG

 
La questione ambientale rimane fuori dai titoli dei principali telegiornali italiani: Largo spazio a catastrofi naturali e incidenti, poco all’approfondimento.

Nel nostro Paese, tutto quello che è “green” sembra assumere una particolare importanza, quasi come fosse diventata la moda del momento. Una tendenza che però i media italiani sembrano non aver colto: l’ambiente infatti si colloca al quart’ultimo posto in termini di rilevanza tra gli argomenti trattati all’interno dei telegiornali.

Solo il 4,9% delle notizie trasmesse ogni giorno dai principali TG nazionali riguarda problematiche ambientali. Di queste, ben il 41,8%  è composto da news che relative a disastri naturali quali terremoti e alluvioni, il 31,1% riguarda le condizioni climatiche e il 13,7% le emergenze ambientali come rifiuti e centrali nucleari. Minore visibilità hanno temi come la natura (7,3%), l’inquinamento (3,4%), e la tutela degli animali (2,4%).

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Questi i principali dati emersi dalla ricerca “Ambiente e salute nelle news – TG italiani ed europei a confronto” realizzata dall'Osservatorio di Pavia, che è andata a considerare la copertura di queste tematiche all’interno dei grandi TG nazionali (quelli di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7) nel corso del 2011.

Tra le testate analizzate, quella che sembra offrire la copertura migliore è il TG1, con un 6,4% di notizie legate ai temi green. Una percentuale addirittura migliore di quella riscontrata nelle reti ammiraglie francesi, spagnole e tedesche.
Oltre alla visibilità ridotta offerta a queste tematiche, a preoccupare è anche la scarsa qualità dell’informazione ambientale. La tendenza infatti è quella di privilegiare un’informazione allarmistica legata a particolari emergenze ambientali, lasciando in secondo piano gli approfondimenti e le riflessioni sui temi ecologici che hanno un effetto sul lungo periodo. Inoltre, una volta esploso il caso, ci si dimentica di seguire gli sviluppo della vicenda a distanza di tempo.

Un approccio sensazionalistico che, secondo Stefano Mosti, presidente dell’Osservatorio: “provoca disorientamento negli spettatori, si traduce in paura e senso di impotenza e di ineluttabilità. Inoltre, mettere continuamente l’accento sull’emergenza comporta anche una perdita di senso dell’emergenza stessa: se tutto è emergenza, finisce che niente lo è veramente”

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